Carige, la Fondazione rinvia a gennaio la scelta sul capitale

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È rinviata a gennaio qualsiasi decisione di Fondazione Carige, in merito alle strategie da applicare in vista della ricapitalizzazione di Banca Carige, di cui l’ente è azionista con il 19% delle quote. Intanto, però, tra i board dei due soggetti si alza il livello di conflitto: da un lato, infatti, c’è la fondazione che chiede all’istituto di credito, con una lettera, maggiori delucidazioni (rispetto a quelle già fornite il 14 novembre scorso) sulla decisione presa dal cda di varare un aumento di capitale da 500 a 650 milioni ,dopo i risultati negativi degli stress test imposti da Bce; dall’altro c’è la banca, che ha chiesto all’ente guidato da Paolo Momigliano il rientro, sia pure in termini non perentori, di un finanziamento da circa 80 milioni, a suo tempo concesso alla fondazione.

Secondo Carige, infatti, esiste il rischio che Bce, che ha individuato uno shortfall di 814 milioni per la banca, possa chiedere un’aggiunta di capitale a quella somma, proprio in virtù degli 80 milioni concessi all’ente.
Riguardo alla riunione del cda e del consiglio di indirizzo della fondazione che ha rinviato tutto a gennaio, Momigliano ha spiegato: «Non è possibile esprimersi oggi (ieri per chi legge, ndr) perché la banca deve ancora attendere il parere della Bce» in merito all’entità dell’aumento di capitale di Carige. I membri di cda e cdi della fondazione, insieme all’advisor Banca Imi, hanno dunque fatto il punto sulle trattative per la ricerca di un investitore in grado di rilevare parte della quota dell’ente per sottoscrivere poi l’aumento di capitale di Carige, cosa che la fondazione non sarebbe in grado di fare con le sue risorse. Le fasi decisive, però, appaiono ancora lontane, nonostante le indiscrezioni emerse negli ultimi giorni riguardo a un interesse da parte dei fondi Apollo e Centerbridge, oltre a quelle di una posizione attendista assunta dalla Investindustrial di Andrea Bonomi. Secondo quanto illustrato da Imi, i contatti vanno avanti con tre soggetti ma difficilmente si passerà a breve a un’operazione concreta. Per questo è previsto un aggiornamento a metà gennaio, quando Bce si esprimerà definitivamente sul capital plan di Carige, approvando o meno l’entità della ricapitlaizzazioneproposta.
«Prosegue – ha detto Momigliano – la nostra ricerca di un socio, possibilmente industriale e possibilmente in grado di mantenere la fondazione legata al territorio. I nostri auspici sono noti, restiamo dell’idea che una aggregazione tra banche sarebbe la scelta ottimale ma siamo consapevoli della complessità della situazione. Confidiamo nelle capacità e nell’autorevolezza del nostro advisor».
Il presidente ha anche sottolineato «la piena sintonia con i tecnici del Mef», incontrati nei giorni scorsi. Nella riunione di metà gennaio, sarà illustrata ai consigli anche il risultato finale della due diligence sulla precedente gestione della Fondazione: «In base a quella analisi sarà deciso se avviare o meno un’azione di responsabilità nei confronti dei precedenti amministratori», ha concluso Momigliano. Tra i consiglieri è anche emersa la proposta di mettere a punto una valutazione sulla congruità degli stress test imposti da Bce e di valutare, nel caso questi risultassero favorire le banche di una nazione più di quelle di un’altra, un eventuale ricorso alla Corte di giustizia Ue.

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