Caso Cordini Rita by Ilaria Ricci
innovazione

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Realizzano borse da donna artigianali dal 2014. Non fanno prodotti industriali, ma la loro mission è di valorizzare le tradizioni italiani nel settore fashion. Fanno prodotti luxury di nicchia.

Il loro target è la donna che lavora, che ha una certa capacità di spesa, donna cosmopolita, che ha degli interessi, che ama viaggiare. Le loro borse possono comunque essere acquistate anche da persone “normali”.
E’ molto difficile per loro inserirsi nel settore perchè è competitivo e ci sono i grandi marchi che hanno possibilità di intraprendere campagne di marketing molto forte.
Loro hanno iniziato a fare un approccio non tradizionale, sono partiti quindi dai social network: facebook e instagram sono le loro principali piattaforme. Questo gli permettere di essere vicini alle persone che vogliono raggiungere. In questo modo riescono a comunicare chi sono e cosa vogliono fare.
Successo soprattutto nei mercati esteri: Russia, Arabia, USA.

Lei ha iniziato girando i negozi per far conoscere i propri prodotti e grazie ai social si trovano le persone che credono nel progetto e che vogliono sostenerti nella crescita.
Oggi i buyer non investono tanto sugli emergenti, comprano marchi conosciuti così hanno la certezza di venderli, anche in questo periodo di crisi di mercato. Questa è la problematica principale di riuscire a entrare in certi negozi in Italia.
All’estero i buyer tendono invece di più ad acquistare cose particolari.
Il problema è che è  facile appropriarsi del concetto made in Italy: si può far arrivare un semilavorato dall’estero a cui si fa giusto una cucitura in Italia e si può scrivere made in Italy.
Chi fa i prodotti totalmente made in Italy (ad esempio loro) ha quindi costi più alti e deve competere con queste aziende che hanno costi più bassi, ma scrivono made in Italy.
E’ una difficoltà anche comunicare che l’azienda realizza un prodotto made in Italy puro.

Un brand per poter crescere ha bisogno anche della stampa. Sono usciti su Vero, Vogue accessori e altri magazine. E’ però in generale molto difficile perchè i grandi marchi colonizzano le pagine dei giornali.
Sui siti internet spesso ci si focalizza sull’aspetto grafico, bisogna invece focalizzarsi sui contenuti, su comunicare bene quello che si vuole, il messaggio dell’azienda. Non è una cosa facile, ma è molto importante. Devono essere contenuti sintetici, di facile lettura e che portino un messaggio preciso.
Ad oggi le persone comprano perchè il prodotto suscita qualcosa in loro. L’azienda deve quindi lavorare sulle emozioni.
Grazie alla Vogue fashion night out hanno raccolto email a cui mandare una, massimo 2 newsletter al mese.
E’ fondamentale segmentare i target. In base agli interessi è necessario differenziare il messaggio che si vuole trasmettere.

Ci vogliono location di un certo tipo per poter mantenere una buona immagine. Questo non è facile perchè gli affitti a Milano sono stratosferici. Ad esempio in via Montenapoleone un giorno costa 2000/3000 euro.
Un altro problema per i marchi emergenti nel settore fashion è di riuscire ad avere un ufficio stampa che ti segua. Lei segue personalmente le relazioni coi giornalisti. Gli uffici stampa ti seguono, ma chiedono cifre alte e non è detto che facciano bene il loro lavoro. Si concentrano sui marchi che spendono di più ovviamente. Per questo lei segue in prima persona le cose.

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