Claudio Descalzi e Paolo Scaroni sono stati rinviati a giudizio per corruzione assieme ad altre 11 persone
ENI

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Il giudice ha stabilito che il processo inizierà il prossimo 5 marzo davanti alla X sezione penale del tribunale di Milano.

L’inchiesta dei pm, coordinati dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, ipotizza il pagamento di tangenti per 1,3 miliardi di dollari per l’acquisto da parte di Eni e Shell della licenza per l’esplorazione del campo petrolifero Opl-245 in Nigeria. Secondo l’accusa, la cifra pagata fu una maxi tangente destinata a esponenti del governo nigeriano. E cioè lo schema nel quale Shell ed Eni si stavano orientando a pagare Malabu attraverso due intermediari come l’azero Agaev e il nigeriano Emeka Obi, quest’ultimo suggerito a Scaroni (e da questi all’allora direttore Descalzi) da Bisignani, a sua volta in affari con il socio Gianluca Di Nardo.

In un comunicato il Consiglio di amministrazione dell’Eni “ha confermato la massima fiducia nell’amministratore delegato, Claudio Descalzi, sulla sua totale estraneità alle ipotesi di reato contestate e, in generale, sul ruolo di capo azienda. Eni esprime piena fiducia nella giustizia e nel fatto che il procedimento giudiziario accerterà e confermerà la correttezza e integrità del proprio operato”. Il Cda prende atto della decisione e “anche sulla base di una valutazione degli esiti delle verifiche svolte da consulenti indipendenti incaricati di esaminare tutti gli atti e la documentazione depositata a chiusura delle indagini della procura di Milano nel 2016, ha confermato la fiducia circa la estraneità di Eni alle condotte corruttive contestate in relazione alla richiamata vicenda”.

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