Con l’uscita del Tesoro dal capitale azionario di Banca Monte dei Paschi di Siena per i dipendenti sono cambiate le carte in tavola
schi di Siena rappresentava una costante ancora di salvataggio e indipendentemente da quello che accadesse all'esterno, i lavoratori si sono sempre sentiti al riparo
Mps e i Pir esentasse

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L’ombrello governativo per Banca Monte dei Paschi di Siena rappresentava una costante ancora di salvataggio e indipendentemente da quello che accadesse all’esterno, i lavoratori si sono sempre sentiti al riparo. Poi la mossa di Unicredit e il domino che si è abbattuto su Rocca Salimbeni. Sia chiaro, i giochi non sono ancora fatti, ma se i propositi dell’Ad Andrea Orcel sono da prendere per buoni, nel perimetro di interesse di piazza Gae Aulenti il personale non costituisce quella parte “buona” di Montepaschi. Così, rotto l’incantesimo, oggi i 21 mila lavoratori dell’istituto di credito senese hanno deciso di incrociare le braccia per 24 ore. Non è dato da sapersi quanti poi veramente scenderanno in strada e quante filiali (altro pezzo di “scarto”) saranno chiuse, ma per i sindacati l’azione dimostrativa non era più rimandabile. Come per i dipendenti la necessità di esternare il malessere di questo momento, messo nero su bianco in una lettera.

“In questi anni avete sentito parlare della nostra Banca come di un problema – si legge nel documento -. Invece noi siamo le persone che, nonostante le difficoltà, hanno lavorato con dedizione per rendere alla nostra clientela un servizio competente e rispondente alle esigenze”. Una breve premessa prima di passare alle ragioni per incrociare le braccia: “Oggi siamo in sciopero perché il nostro futuro è incerto. Non sappiamo per quale azienda lavoreremo, se la nostra professionalità sarà salvaguardata, se lavoreremo nella stessa città, quale mansione saremo chiamati a svolgere. Oppure se saremo considerati esuberi, cioè persone di troppo, che non servono più”. E ancora: “Oggi siamo in sciopero perché abbiamo affrontato la crisi senza nasconderci, mettendoci la faccia e accollandoci la nostra parte di sacrificio economico, per un risanamento promesso e mai arrivato. La responsabilità non è nostra ma siamo noi, lavoratrici e lavoratori del Gruppo Monte dei Paschi di Siena, a rischiare di pagarne il conto. Un conto salatissimo”. Sarà anche per questo che, nel chiudere la lettera, hanno chiesto una parte attiva nelle trattative: “Oggi siamo in sciopero perché meritiamo rispetto e per chiedere di essere coinvolti da subito nel progetto che deve riguardare il complesso dei dipendenti dell’intero Gruppo – e non solo una parte – per contrattare le garanzie di un futuro dignitoso e sostenibile. Per tutte e per tutti noi. Vi chiediamo lo sforzo di comprendere le nostre ragioni e di essere solidali con la nostra protesta”.

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