Debiti e moratorie, un matrimonio che durerà

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La proroga dell’Accordo per il credito 2013, con la scadenza del 30.6.2014 spostata fino a dicembre, consentirà alle PMI di richiedere il rinvio di rate dei finanziamenti e canoni leasing. Una finestra più nota ai tecnici bancari con il nome di ‘moratoria’ che ha celebrato il suo quarto rinnovo. E’ la misura più importante di sollievo concessa dal sistema bancario alle piccole e medie imprese, l’ABI ne fa una bandiera ogni volta che si parla di credit-crunch e rapporto tra banche e imprese. Non ci sono più dubbi che si tratta di una concessione importante, anche a giudicare dai numeri complessivi che circolano: 25.539 domande sull’accordo 2013 per un controvalore di mutui di 9,6 miliardi e un sollievo finanziario temporaneo pari a 1,1 miliardi.

Tuttavia la riflessione che vorrei fare è sulla coerenza tra quella che è stata di gran lunga la principale forma di gestione delle imprese in difficoltà finanziaria e la reale dimensione del problema. Il fatto che si sia giunti all 5a edizione del premio ‘rimanda le rate’ fa immediatamente supporre che il provvedimento nato nel 2009 fosse strutturalmente insufficiente rispetto al carico finanziario delle PMI. Infatti con una serie di rinnovi e acrobatiche definizioni sui criteri di ammissibilità di moratorie se n’è dovuta fare una all’anno e non sono poche le imprese che l’hanno utilizzata più volte.

Per comprendere come il problema finanziario delle PMI fosse più grave di quella natura molto temporanea su cui si è basato il principio della moratoria, vi invito a leggere queste due tavole dell’osservatorio sulla competitività delle PMI recentemente varato da SDA Bocconi. Nella prima si vede come dal 2007 in poi la capacità (media) di rimborso dei debiti finanziari sia peggiorata notevolmente passando da un dato medio di 5 anni a uno di 6,5 (più o meno il rapporto PFN/EBITDA indica che se fosse richiesto il rimborso di tutti i debiti con l’autofinanziamento generato alle banche servirebbe attendere 6,5 anni per riavere tutto). Essendo un dato medio che comprende anche una quota di imprese non indebitate o poco indebitate, si fa presto a immaginare che il dato di quelle più severamente indebitate passi i 10 anni.

La seconda tavola, presa dallo stesso rapporto offre un’altra prova indiziaria di come la politica creditizia delle banche abbia favorito l’aumento dell’indebitamento a medio-lungo termine anche nel periodo di inizio crisi (2009-2010). L’aumento del 10,9% del debito a medio-lungo verso le banche nel 2010 indica un certo concorso di colpa e soprattutto la convinzione (poi rivelatasi sbagliata) che la crisi potesse finire più velocemente.

Il tutto porta a concludere che forse serviranno altre moratorie o rinnovi perché alla prima ne è seguita una seconda e poi una terza semplicemente perché le condizioni finanziarie delle PMI sono molto appesantite da un debito concesso su presupposti sbagliati (cashflow insufficienti) o troppo generosi. Sin dal 2009 andavano studiati provvedimenti più strutturali rispetto al rinvio di un anno delle rate. Ci si è arrivati alla fine, ma disconoscere i veri problemi quando anche sono davanti agli occhi non è mai una sana regola di programmazione.

A meno che si voglia prendere sul serio la proposta provocatoria del sig.Accornero, pubblicata sul Fatto Quotidiano: ricetta Alitalia per tutte le PMI, condono del 30% dei debiti concessi. Impraticabile, anche se in molti casi di imprese finite in procedura concorsuale alle banche è andata peggio.

 

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