Debito pubblico, Bce e Quantitative Easing: è possibile ridurre il debito pubblico?
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Quali sono le implicazioni del programma di acquisto di titoli pubblici implementato dalla Bce con il Quantitative Easing?

Negli ultimi giorni sono sorte numerose polemiche a seguito della divulgazione della bozza del contratto di governo tra M5S e Lega, rivelatasi poi solo in parte veritiera. In particolare, grande scalpore ha suscitato il paragrafo riguardante l’estinzione di 250 miliardi di debito pubblico italiano acquistati dalla Bce attraverso le operazioni di QE. Successivamente è stato chiarito che non si trattava di un’estinzione, quanto piuttosto di una revisione del calcolo del rapporto Debito/Pil.

In un precedente articolo è già stato spiegato dettagliatamente il funzionamento del programma di acquisti operato con il QE. Veniamo dunque al tema della cancellazione o dello scorporo dal calcolo del debito dei titoli dei Paesi dell’Eurozona acquistati dalla Bce.
Per spiegare come funziona il rapporto tra Banca Centrale e Tesoro prendiamo spunto da quanto scritto in un articolo del 2013 dal Professor De Grauwe (John Paulson Chair in European Political Economy, London School of Economics), uno dei massimi esperti mondiali di economia monetaria:
https://voxeu.org/article/fiscal-implications-ecb-s-bond-buying-programme

Anzitutto è necessario specificare che le Banche Centrali non possono fallire.
Una banca centrale può emettere qualsiasi somma di denaro che gli consenta di “rimborsare i suoi creditori”, cioè i detentori di denaro. Un tale “rimborso” equivarrebbe solo a convertire denaro vecchio in denaro nuovo.

La domanda che ci si pone però è la seguente: se la Bce cancellasse i titoli che ha acquistato e che si trovano nell’attivo del suo bilancio, questo non genererebbe una perdita nel bilancio della Banca Centrale?
La risposta è sì, ma la Banca Centrale può sostenere qualsiasi perdita a condizione che la perdita non comprometta la sua promessa di mantenere la stabilità dei prezzi. Non ha quindi bisogno di operare con un attivo di bilancio.

Inoltre, non è corretto affermare che la banca centrale debba avere un equity positivo “per rimanere solvibile”. Una banca centrale non ha bisogno di equity. Di conseguenza, l’affermazione che a volte viene fatta che una banca centrale con un capitale negativo debba essere ricapitalizzata dal Tesoro è insensata.

Qual è allora il rapporto tra Banca Centrale e Tesoro?
Quando la banca centrale acquista il debito del suo governo, il debito si trasforma: il debito pubblico che ha un tasso di interesse e un rischio di default diventa un debito che rappresenta una passività monetaria della Banca Centrale (base monetaria) che è priva del rischio d’insolvenza ma soggetta al rischio di inflazione.

Dopo la trasformazione (ossia dopo che i titoli di Stato sono stati acquistati dalla BC), il debito pubblico detenuto dalla banca centrale si annulla. È una risorsa di un ramo (la banca centrale) e una passività di un altro ramo (il governo). Di conseguenza, scompare. La banca centrale può ancora tenerla nel suo portafoglio, ma non ha più alcun valore economico. In effetti, la banca centrale potrebbe eliminare questa finzione ed eliminarla dal suo bilancio e il governo potrebbe quindi eliminarla dal conteggio del debito. È diventato inutile perché è stato sostituito da un nuovo tipo di debito, vale a dire il denaro, che comporta un rischio di inflazione anziché un rischio di insolvenza.

Se la banca centrale mettesse i titoli di Stato nella macchina trituratrice nulla andrebbe perso.

Per quanto riguarda l’inflazione, tutto ciò non genererebbe una perdita di valore della valuta e un aumento ingestibile dell’inflazione?
Se la banca centrale tiene sotto controllo le sue passività (base monetaria), questa operazione, che potremmo definire come una sorta di insolvenza del Tesoro nei confronti della Banca Centrale stessa, da sola non porta ad una maggiore inflazione.

E’ infatti ogni operazione di mercato aperto che prevede l’acquisto di titoli di Stato, come lo è il Quantitative Easing, a creare il potenziale dell’inflazione, perché aumenta la base monetaria. Non è dunque l’operazione di “cancellazione” dei titoli da parte della Banca Centrale a determinare in alcun modo un aumento della base monetaria.

Nel periodo 2008 (ottobre) – 2013 (aprile, momento in cui è stato scritto l’articolo), il rapporto tra la base monetaria e il capitale monetario si è rotto. La base monetaria è aumentata di oltre il 50% mentre lo stock di denaro è aumentato solo del 7%. Questo suggerisce che il moltiplicatore di denaro è diminuito drasticamente.

Durante i periodi di crisi i limiti sulla quantità di base monetaria che può essere creata senza innescare pressioni inflazionistiche è molto più elevato a causa dell’esistenza di una trappola di liquidità.

Quanto più elevato (il limite) dipende dal moltiplicatore di denaro.
“In De Grauwe e Ji (2013) stimiamo la dimensione del moltiplicatore durante il periodo di crisi e concludiamo che è crollato a zero. Di conseguenza, non vi è alcun limite alle dimensioni del programma di acquisto di obbligazioni, ovvero la BCE può acquistare qualsiasi ammontare di titoli di stato senza mettere a repentaglio la stabilità dei prezzi, finché dura la crisi.”

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