Euribor ed Irs in risalita, vediamo perchè

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Fare previsioni sull’andamento futuro dell’euribor e dell’IRS soprattutto sul lungo periodo è quasi impossibile, fior fiore di analisti hanno più volte toppato le previsioni in passato, in questo articolo però voglio cercare di dare una spiegazione all’aumento dei tassi di questi ultimi giorni ed a capire se c’è un margine di miglioramento per gli spread applicati ai mutui.

Iniziamo dall’analisi dell’aumento dell’ euribor di questi giorni, un’aumento che fino alla prima riunione della BCE del 9 gennaio non era nemmeno immaginabile, poi l’annuncio della BCE di non ridurre ulteriormente i tassi ha fatto si che l’euribor si risvegliasse dal suo torpore, in questi ultimi giorni la decisione da parte di alcune banche, soprattutto del Nord Europa, di restituire anticipatamente nella prima finestra utile, che va dal 25 al 30 gennaio, parte del denaro ricevuto con le aste triennali Ltro di dicembre 2011 e febbraio 2012, ha fatto il resto.

In realtà non è tanto la decisione di restituire parte del denaro che ha provocato l’aumento dell’euribor, quanto la quantità di denaro restituita che ha superato abbondantemente le previsioni degli analisti, che per questa scadenza si aspettavano 84 miliardi mentre le banche ne hanno già restituiti più di 137. Questa valanga di rimborsi ha contribuito notevolmente alla riduzione dell’eccesso di liquidità, che dopo le due Ltro a 3 anni aveva superato gli 800 miliardi di euro e ci si aspetta che entro il 30 gennaio scenda ulteriormente attestandosi sotto i 450 miliardi, creando ulteriori aumenti dei tassi a breve termine. La velocità di risalita dell’euribor dipenderà molto dall’effettiva quantità di denaro che le banche restituiranno alla BCE, tanto più denaro restituiranno tanto più veloce sarà la risalita dei tassi.

Qual’è il motivo che ha spinto molte banche del Nord Europa a restituire i soldi alla BCE? Semplice, hanno troppi soldi e li hanno “parcheggiati” alla BCE dove però, da luglio 2012 dopo che è stato azzerato il tasso dei depositi overnight, non rendono più nulla, anzi costano l’ 1%, il tasso al quale li hanno avuti in prestito.

Diversa è la situazione delle banche italiane e spagnole che hanno utilizzato i soldi per acquistare rispettivamente bond e bonos facendoli rendere ben più dell’1% di raccolta e dalle quali non ci si aspetta una restituzione anticipata del finanziamento, ma nemmeno una riapertura del credito alle aziende ad alle famiglie.

La conferma che nessuno si aspettava un rientro così cospicuo di denaro è data anche dai futures dell’euribor 3 mesi che fino a due settimane fa era previsto intorno allo 0,26% a dicembre 2013 mentre adesso è aumentato allo 0,55%.

Un’altro effetto del rientro di questi fondi è stato l’aumento del rendimento dei bund tedeschi, infatti la decisione da parte delle banche di rimborsare anticipatamente i questi fondi è stata interpretata dagli investitori come un’ulteriore segnale di fiducia dopo il buy back di dicembre sui titoli greci, che ha reso molto meno attraenti i bassi tassi di remunerazione dei BUND, che a loro volta hanno iniziato a risalire provocando il conseguente aumento dell’ IRS (l’indice di riferimento dei mutui a tasso fisso). E’ doveroso chiarire che il Bund a 2 anni fino a giugno 2011 aveva sempre avuto un rendimento superiore all’euribor 3 mesi, mentre fino a qualche giorno fa era rimasto sotto questo valore; adesso se la ritrovata fiducia (seppur cauta) degli investitori dovesse riportare i flussi di denaro su attività più rischiose ma meglio remunerate, potremmo vedere una lenta risalita dei rendimenti dei bund che potrebbero riportarsi a valori più consoni e vicini a quello 0,75% che è l’attuale tasso di riferimento della banca centrale europea.

In conclusione ci aspettiamo un periodo di relativo aumento dei tassi almeno fino a febbraio quando ci sarà la seconda tranche dei rimborsi, non ci aspettiamo invece variazioni sostanziali sugli spread proposti per i nuovi mutui, le banche Italiane infatti affermano di avere ancora molte difficoltà con la raccolta di fondi sul mercato interbancario. E’ verosimile pensare che il costo del denaro per le banche italiane sia molto vicino ai rendimenti offerti dalle obbligazioni da loro emesse in favore dei clienti privati, finché questi rendimenti saranno superiori al 3% sarà difficile che gli spread possano scendere al di sotto di questa soglia.

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