Economia, Banca Popolare Province Molisane in costante crescita

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Si avvertono nelle famiglie e nelle imprese le difficoltà di una crisi economica che continua a far sentire i suoi effetti. Per parlare di questi argomenti abbiamo incontrato il dott. Pompeo Fanelli, direttore generale della Banca Popolare delle Province Molisane, al quale abbiamo posto qualche domanda sull’andamento della banca molisana, sulle prospettive economiche della nostra regione e, in generale, sul complesso rapporto tra banche ed imprese.

La Bppm è l’unica banca popolare con sede e direzione generale in Molise, quindi rappresenta un osservatorio importante e qualificato per la valutazione dell’attuale stato di salute economica della nostra regione. La Bppm ha cominciato ad operare nel 2007 e, in pochi anni, ha conseguito importanti risultati economici e di crescita. La banca è osservata con attenzione anche al di fuori della regione  per il suo efficiente modello organizzativo che è stato oggetto di studio presso alcune università italiane.

Direttore Fanelli, innanzitutto partiamo dalla sua Banca. Come avete chiuso il 2012?

«La nostra banca, nonostante il periodo di crisi, ha chiuso molto bene il bilancio 2012, ancora in fase di redazione, con dati volumetrici crescenti e con una buona performance economica. Il risultato lordo di gestione è ormai significativo e il risultato ante imposte è ampiamente positivo, cosa che per una banca che ha da poco finito lo startup rappresenta un dato molto importante e difficile da conseguire. I coefficienti di solidità patrimoniale sono di gran lunga superiori alla media del sistema. Vi è stato un ulteriore incremento del capitale sociale grazie alle sottoscrizioni dei nuovi soci e le nostre azioni sono attualmente scambiate con un sovrapprezzo del 25% sul valore nominale. Ricordo che negli ultimi anni il valore delle azioni di importanti banche italiane è sceso in molti casi anche al di sotto del 90%».

In un momento in cui le banche chiudono filiali un poco dappertutto voi come vi state muovendo?

«Noi apriremo la filiale di Termoli il prossimo settembre per essere maggiormente presenti sulla costa dove già abbiamo numerosi soci. Ai clienti del posto offriremo i nostri prodotti che sono semplici, sicuri e convenienti, come i nostri conti correnti a zero spese, il conto contante che remunera i risparmi fino al 4% e i  prestiti e i mutui che hanno tassi  più bassi della concorrenza».

La vostra banca  sta aiutando il territorio?

«Lo stiamo facendo da quando siamo partiti con impegno, dedizione e passione. Se non ci fossimo stati noi, molte aziende avrebbero già chiuso da un pezzo. Ormai, assicuriamo sostegno finanziario a tantissime imprese e famiglie che da noi trovano risposte e assistenza».

Ma è difficile fare banca in Molise?

«Sì, abbastanza, perché non viviamo in un contesto ricco né ad alta densità abitativa e questo certamente non aiuta. Abbiamo comunque operato con assoluta prudenza tenendoci lontani anni luce dalla politica che è deleteria per le banche e da chi poteva immaginare di poter utilizzare la banca locale magari per i propri scopi personali. Tutto ciò ci ha consentito di conseguire importanti risultati».

Siete in grado di sostenere la concorrenza delle grandi banche?

«Noi, come istituto locale, non risentiamo molto della concorrenza delle grandi banche presenti sul territorio in quanto abbiamo la testa pensante in Molise mentre le altre banche hanno in Molise solo filiali e questo ci avvantaggia non poco in termini di competitività. Noi facciamo un’attività di supporto alle piccole aziende che rappresentano la quasi totalità delle imprese molisane. Riteniamo di farlo abbastanza bene  perché conosciamo il territorio e quindi non solo consideriamo i dati di bilancio ma diamo molto peso anche alla storia e alla serietà imprenditoriale del richiedente. Questo ci consente, grazie anche alla flessibilità tipica di una piccola struttura come la nostra, di riuscire ad attrarre numerosa nuova clientela».

Oggi si stanno riscoprendo le banche locali, come mai questo fenomeno?

«Quando nel 2001 avviammo la sottoscrizione per la costituzione della banca, ci presero per pazzi dicendo che era anacronistico creare una banca in un’epoca di grandi aggregazioni bancarie. Quelle persone evidentemente sbagliavano alla grande. La piccola dimensione delle aziende italiane e soprattutto di quelle molisane fa chiaramente intuire che non servono solo le grandi banche per muovere i capitali sul territorio. Peraltro, l’esempio della Germania è evidente perché ha storicamente basato molto la sua crescita  su una significativa rete di banche locali. Oggi, nel nostro paese,  vi è un  disperato bisogno di banche locali in grado di supportare adeguatamente le aziende e le famiglie, di banche che facciano banca come noi, cioè in modo tradizionale, con l’obiettivo di creare valore per il territorio, i soci e i clienti».

Il Monte dei Paschi sembra essere l’esempio di una banca territoriale che ha cominciato ad avere problemi quando ha iniziato a crescere a dismisura e a porre in essere operazioni finanziarie sempre più  speculative. Cosa ne pensa di quello che sta succedendo in questi giorni?

«MPS è stata sempre una banca ricca e nei secoli  è stata determinate per lo sviluppo di Siena e della Toscana. Poi le ambizioni personali di qualcuno e i perversi collegamenti con la politica  hanno messo ko l’istituto. Questa vicenda deve farci riflettere sul fatto che non necessariamente crescendo si crea valore e che spesso una dimensione più piccola può servire meglio il territorio circostante».

Passando alla  situazione economica regionale come la vede oggi?

«La situazione locale è molto pesante, si è sbagliato molto in termini di programmazione e allocazione delle risorse. Sono stati bruciati considerevoli capitali nel tentativo di sostenere aziende malate senza nessuna prospettiva di sviluppo. Oggi si lascia in eredità ai giovani gli enormi problemi che conosciamo: disavanzo nella sanità, servizi pubblici inefficienti, una macchina amministrativa che fa acqua da tutte le parti, incertezza nel futuro, ma, soprattutto, quello che è peggio, è che sono state sprecate un mare di opportunità che avrebbero potuto farci vivere meglio ed avrebbero evitato a molti giovani di andare fuori regione o fuori dall’Italia per trovare lavoro».

Quali sono le prospettive delle aziende e delle famiglie molisane in questa crisi?

«Il periodo è difficilissimo per gli operatori economici e per le famiglie. Le aziende chiudono e i dipendenti restano a casa senza lavoro in una situazione che si sta avvitando sempre di più anche a causa di una esagerata e a volte ottusa ed iniqua pressione fiscale che ha smorzato fortemente i consumi. In un periodo di crisi come questo vengono maggiormente a galla i problemi delle nostre amministrazioni pubbliche che non riescono a far fronte ai propri impegni di pagamento nei confronti delle aziende, creando nelle stesse forti tensioni finanziarie. In un contesto così depresso e con i problemi generali esistenti, le banche più grandi non hanno la forza di assistere come prima le aziende, generando fenomeni di amplificazione delle fluttuazioni cicliche, la cosidetta prociclicità. Tutto ciò rappresenta una miscela esplosiva.  Pensando alla nostra minuscola regione, forse un chiaro ritorno alle tradizioni con iniziative politiche tese a sostenere quei settori maggiormente interconnessi con la nostra storia e il nostro territorio potrebbero farci cogliere l’auspicata ripresa del ciclo economico che da qualche analisi comincia a vedersi posizionata sul finire del 2013 o nei primi mesi del 2014».

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