Il finanziere Raffaele Mincione torna a investire sulle banche italiane e lo fa entrando in Carige
Carige aspetta l'arrivo di Bonomi

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“Mister 8%”, l’uomo d’affari che tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 rastrellò i diritti inoptati dell’aumento di capitale di Bpm investendo 60 milioni e arrivando a detenere l’8% della Popolare di Milano, sbarca a Genova come azionista rilevante dell’istituto guidato da Paolo Fiorentino. Mincione ha comprato il 5,428% di Carige ed entra quindi come terzo azionista dopo Malacalza Investimenti (20,639%) e la Compania Financiera Lonestar di Gabriele Volpi (9,087%). L’operazione è stata realizzata da Capital Investment Trust, attraverso le controllate Pop12 e Time & Life.

In Carige il finanziere ha investito 22-23 milioni di euro, acquistando tre miliardi di azioni. Time & Life è il fondo lussemburghese con sede a Londra a cui fa capo Athena Capital Fund in cui era custodito il pacchetto di Bpm. Sempre con questo fondo, il finanziere era anche entrato nel 2012 in Mps rilevando l’1% – partecipazione, quest’ultima, che si è tradotta in una forte minusvalenza.

«Carige è una banca storica, molto radicata sul territorio, sebbene ora si trovi in una fase complessa. – afferma l’uomo d’affari – Sono convinto non solo che la banca abbia un grande potenziale, e quindi possa essere un’opportunità di investimento per noi, ma anche che in Italia si stia aprendo uno scenario di ripresa che la comunità finanziaria internazionale non può che guardare con interesse. Sebbene da 35 anni viva fuori dall’Italia – aggiunge – questo rimane il mio Paese e sono orgoglioso di poter continuare a investire qui».

L’ingresso di Mincione in Carige induce diversi analisti a scommettere su una nuova stagione di aggregazioni tra banche, che potrebbe iniziare prima del previsto e che già nelle settimane scorse ha visto affiancare alla banca ligure i nomi di Credit Agricole, Bper e Credito Emiliano.

Il finanziere non ha, per ora, avuto contatti con l’azionista di maggioranza relativa, la famiglia Malacalza. Il suo ingresso in Carige, secondo una fonte finanziaria, «sembra destinato a modificare gli equilibri di governance , che dopo l’aumento di capitale sono cambiati». «Considerando Mincione, Chenavari e altri fondi che hanno preso posizione in Carige anche se con quote non rilevanti – riflette una seconda fonte – è chiaro che la rappresentanza in consiglio oggi garantita agli investitori istituzionali è sottodimensionata». La scadenza fisiologica del board di Carige cade però nella primavera del 2019, un eventuale rimpasto di consigliere dovrebbe pertanto passare attraverso delle dimissioni volontarie.

Malacalza Investimenti, da parte sua, è autorizzata dalla Bce a salire sino al 28%: più di un osservatore non esclude che la famiglia decida di rafforzare la propria posizione a fronte del mutato equilibrio nell’azionariato.

La banca continua intanto a lavorare. Martedì prossimo è convocato un consiglio di amministrazione. E sono pronte le prime due operazioni immobiliari di Carige Reoco, società creata l’estate scorsa per recuperare risorse da progetti finanziati in passato e finiti in stallo. Secondo l’agenzia Radiocor, la controllata «ha già completato l’acquisto in asta di un’iniziativa di real estate a Parma e si appresta a rilevare immobili sulla costa toscana per un impegno complessivo di 11 milioni». Altri dossier sono allo studio e riguardano asset di edilizia civile in Liguria e Toscana. La Reoco sarà rafforzata patrimonialmente: al cda è stata assegnata la delega per aumentarne il capitale da 500mila euro a 19,5 milioni entro il marzo 2019.

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