Azionario europeo in rialzo nonostante il nuovo dato negativo proveniente dalla Cina, che ha messo in evidenza un calo delle esportazioni e delle importazioni. Gli indici europei salgono per il secondo giorno consecutivo, complici i guadagni che interessano soprattutto i titoli minerari e del settore auto all’inizio delle contrattazioni, e che poi interessano anche i bancari.
Rio Tinto contribuisce maggiormente ai guadagni del sottoindice dei minerari, dopo aver mostrato ottimismo sulla domanda di acciaio e di rame della Cina.
L’indice Ftse Mib +2,25 Tra i titoli, Mps +3,42%, Bper +1,80%, BPM +2,64%, BP +3%, Intesa SanPaolo +2,68%, Unicredit +1,68%; tra i titoli di altri settori Enel +1,96%, Eni +1,24%, FCA +3,06%, Mediaset +2,68%, Stm oltre +2%
La notizia relativa al calo delle esportazioni cinesi alimenta nuovi smobilizzi soprattutto sul greggio scambiato sul Nymex, con i futures sul petrolio -2,76% a $44,78 al barile. Le quotazioni del Brent sono invece in controtendenza, con +1,11% a $48,16. Oro -0,21% a $1.119,10. Argento +0,11% a $14,57.
Sul valutario, l’euro +0,04% a 1,1175 dollari. Dollaro yen +0,75% a quota 120,17.
Le autorità di Borsa della Cina hanno ammesso la formazione di una bolla sull’azionario, prevedendo che il collasso degli indici dovrebbe essere vicino alla fine.
Delicata la situazione dei grafici, con lo S&P 500 cinese in condizione di death cross.
Il listino di Shanghai è riusciuto comunque a chiudere positivo, registrando dopo una sessione altalenante un balzo +2,92%. Oggi lo yuan è stato deprezzato per la prima volta in sei giorni, e altri 150 miliardi di yuan sono stati iniettati nel sistema sanitario. Acquisti anche su Hong Kong +3,28%, Sidney +1,69%, mentre maglia nera in Asia è stata Tokyo, che ha chiuso in forte calo -2,43%.
Riapre Wall Street dopo la chiusura di ieri, dovuta al lungo week end del Labor Day. Focus sulla Fed, che secondo diversi analisti dovrebbe comunque alzare i tassi, al termine della riunione del Fomc del 16 e 17 settembre.
Delusione lo scorso venerdì per il report occupazionale di agosto, che ha messo in evidenza una creazione di nuovi posti di lavoro inferiore alle attese, ma un tasso di disoccupazione al minimo dall’aprile del 2008.
La probabilità che la Fed alzi i tassi per la prima volta dal 2006 è salita al 32%.