Ghiaccio combustibile: Cina leader del mercato energetico alternativo?

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Già nell’estate 2016, si è iniziato a parlare di ghiaccio combustibile quale fonte energetica che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’energia rappresentando qualcosa di più di una semplice innovazione. Dopo 20 anni di ricerche, la Cina è stata definita leader nella produzione di questo combustibile ma è davvero così?

Questa fonte energetica è stata scoperta in Russia negli anni Sessanta, le prime estrazioni sono avvenute in Giappone ma l’elemento critico è rappresentato dai costi di estrazione.

Al momento, soltanto gli USA potrebbero davvero definire il ghiaccio combustibile una “rivoluzione energetica”: rispetto ad altri, sono riusciti a trovare soluzioni tecniche per rendere questo combustibile economicamente conveniente.

 

Ghiaccio combustibile: il potere dei clatrati

Bruciare ghiaccio. Come?

La struttura del ghiaccio può intrappolare metano formando clatrati (composti idrati del metano): un solo kg di ghiaccio può arrivare a contenere fino a 168 litri di gas metano tanto che questa sorta di ghiacciolo di clatrato potrebbe essere acceso con un fiammifero.

Prodotto da escrezioni di batteri che vivono nelle profondità abissali o nel permafrost terrestre, ha l’aspetto del normale ghiaccio ma, una volta fuso o depressurizzato, produce separatamente acqua e gas naturale.

Le quantità di clatrati in natura sono enormi: nei laghi o nei mari vicino alle coste la quantità di metano nei clatrati è impressionante, mille volte maggiore del metano che conosciamo.

Vicino alle coste statunitensi esistono riserve che potrebbero assicurare mille anni di consumo energetico negli USA.

L’innovazione energetica punta a mappare, raggiungere e sfruttare queste incredibili risorse di clatrati sia sotto le coste sia altrove e mira anche ad estrarre energia dal ghiaccio bollente spaccando le molecole del metano nelle sue 2 componenti (carbonio e idrogeno) a temperature elevate, senza necessariamente bruciarlo.

 

I risultati ottenuti in Cina

La scoperta del ghiaccio combustibile appartiene di diritto all’Unione Sovietica e risale al 1968.

Le prime estrazioni di ghiaccio combustibile sono iniziate 10-15 anni fa prima in Giappone, poi in Cina con la differenza che gli scienziati cinesi sono stati capaci di estrarre molto più gas a parità di sforzi.

A metà maggio 2017, attraverso l’uso di piattaforme di perforazione in mare (sul fondale del Mar Cinese Meridionale, a 285 km a largo di Hong Kong) ad una profondità di 1.266 mt, sono stati estratti giornalmente 8.350 metri cubi di questa risorsa energetica ‘abbastanza’ pulita.

Nell’arco di 187 ore consecutive, sono stati raccolti 120.000 metri cubi di ghiaccio combustibile composto per il 99,5% da metano.

In questa occasione, Li Jinfa (direttore delle Esplorazioni Geologiche) ha annunciato che la Cina potrebbe possedere giacimenti di ghiaccio combustibile al pari di 80 mila tonnellate di petrolio. In due parole, riserve sufficienti per il fabbisogno energetico di circa 20 anni.

I tassi di produzione, per la prima volta, sembrano promettere bene: è stato previsto che, entro il 2025, la Cina sarà in grado di offrire opzioni commerciali “realistiche”.

 

Costi di estrazione, dubbi e rischi da evitare

Per molti scienziati, il ghiaccio combustibile sarà la maggiore fonte di energia alternativa del futuro.

Esistono immensi depositi di ghiaccio combustibile ovunque, basti pensare al bacino di 8 mila km che si estende sul fondo dell’Oceano Pacifico, tra Hawaii ed America Centrale.

Il ghiaccio combustibile non è tutto uguale: quello estratto in Cina è idrato di metano ad altissima quantità di gas: un metro cubo contiene 160 metri cubi di metano.

Alcuni esperti segnalano, però, dubbi e pericoli riguardo a questa fonte di energia.

Prima, abbiamo definito il ghiaccio combustibile ‘abbastanza’ pulito perché, in effetti, non si può trascurare il potenziale danno ambientale derivante dalle grandi estrazioni.

La rimozione del metano (sostanza altamente esplosiva) comporta notevoli rischi: una volta liberato, potrebbe sfuggire e raggiungere l’atmosfera risultando pericoloso in termini di riscaldamento globale.

Quali sono i costi di estrazione? Sono davvero tanto economici?

La Cina intende dare la priorità alla protezione ambientale, individua nel ghiaccio combustibile una futura risorsa energetica strategica alternativa al petrolio ed al gas naturale e continuerà a fare ricerche ed a perfezionare la tecnica di estrazione.

 

Cina: rivoluzione tecnologica o energetica?

Secondo quanto ammette Igor Yushkov (analista del Fondo nazionale per la sicurezza energetica) in un’intervista rilasciata a Sputnik, seppure i lavori avviati dalla Cina si possano considerare una rivoluzione tecnologica, i risultati raggiunti negli USA fanno parte di una rivoluzione energetica che ha saputo trovare soluzioni tecniche per estrarre il ghiaccio combustibile a costi convenienti ed economici.

La Cina ha annunciato con fierezza l’inizio dei lavori ma non ha specificato i costi di estrazione che sono fondamentali per parlare di rivoluzione energetica o di valore commerciale dell’impresa che determini il costo finale.

In Giappone l’estrazione industriale di questo combustibile è avvenuta nel 2013 ma i costi troppo alti hanno costretto ad uno stop degli esperimenti ed a revisionare la tecnologia.

La Russia, che possiede le più grandi riserve di ghiaccio combustibile (imponenti le riserve di idrati su tutta la piattaforma artica russa), non ha avviato alcuna estrazione proprio perché i costi sono molto alti ed oltretutto è necessario estrarre nel pieno rispetto dell’ambiente, in modo sicuro, onde evitare rilasci accidentali di metano nell’atmosfera.

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