Iccrea non sarà più l’unica holding di riferimento per il mondo del Credito cooperativo
Nessuno tocca le Bcc (ci ha già pensato Visco)

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Le 372 Bcc chiamate a un progetto di autoriforma che dovrebbe essere reso noto nelle prossime settimane. I vertici del mondo cooperativo stanno infatti ragionando su una newco , in forma di società per azioni, che dovrebbe essere costituita a breve e che vedrà le Bcc controllare almeno il 51 per cento del capitale, in modo da non rendere scalabile l’istituto che si va a costituire.
La creazione di una nuova holding al di sopra della operatività dei 4.447 sportelli in cui si articola il credito cooperativo in Italia – un settore che vale circa il 14 per cento del mercato bancario nazionale – rivela il malessere e le differenze presenti anche all’interno del mondo delle vecchie casse rurali, attraversate negli ultimi anni da crisi pesanti e dolorose, che hanno condotto a perdite di bilancio e a fusioni spesso mal digerite, sopratutto in Veneto dove le operazioni di aggregazione non sono ancora terminate.
Posizioni
Nel capitale di questa nuova holding dovrebbero trovare posto le Bcc di Trento e di Bolzano, in virtù di una autonomia decisionale che affonda le proprie radici addirittura nella Costituzione, oltre alla più grande Bcc italiana, la Bcc di Roma (30.500 soci, 300 mila clienti, 1.280 dipendenti), presieduta da Francesco Liberati e dalla Bcc del Garda che ha dimensioni assai più contenute ma che è il trentennale feudo di Alessandro Azzi, il presidente di Federcasse, ovvero l’Associazione che raggruppa tutte le banche di credito cooperativo italiane. Azzi è al vertice di Federcasse dal 1991, mentre risale al 1985 il suo primo mandato a capo della Bcc del Garda che ha sede a Montichiari, in provincia di Brescia.
La newco avrà dunque queste quattro anime, mentre la maggior parte delle altre Bcc rimarranno con ogni probabilità sotto il cappello di Iccrea Holding. I tempi stringono, perché a inizio anno le banche di credito cooperativo, con un colpo di mano all’ultimo minuto, riuscirono a sfilarsi dal decreto legge – successivamente convertito – che ha portato le dieci principali banche popolari italiane alla trasformazione obbligatoria in società per azioni, ma ora non possono più rinviare l’opera di autoriforma verso un mondo dominato dalle tecnologie digitali, dai parametri di solidità decisi a livello europeo e da una mutualità che è chiamata ad evolvere rispetto ai parametri dell’Ottocento.
Linee guida
Le linee guida sembrano ormai determinate. Al lavoro di questi ultimi mesi hanno contribuito in maniera sostanziale i principali collaboratori del presidente di Federcasse, Azzi in costante collegamento con almeno quattro membri del fronte politico: su tutti il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan. Con lui, vicini alla messa a punto di questo progetto di riforma, si sono distinti nelle ultima settimane, Pier Paolo Baretta, veneziano e sottosegretario al dicastero dell’economia, assieme alla presidente della Covip, Carlotta De Franceschi – una profonda esperienza nel settore bancario, maturata tra Credit Suisse, Morgan Stanley e Goldman Sachs – oltre a Luca Lotti, empolese, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri. Di Empoli è pure la Cabel, una holding che da trent’anni è attiva nello sviluppo dell’innovazione bancaria e che si trova attualmente in rapporti con circa 50 tra banche e intermediari finanziari. Proprio la Cabel è stata segnalata particolarmente vivace nell’attività di lobbing delle ultime settimane, in forza probabilmente del fatto che fa parte del suo network, come azienda collegata, la Banca Agci, istituto di credito presieduto da Giorgio Brunelli e direttamente collegato all’Associazione Generale delle Cooperative Italiane che rappresenta, per dimensioni e longevità, la «terza realtà associativa nazionale del mondo delle cooperative dopo Confcooperative e Legacoop».
Aperture
Alla newco ha aperto recentemente proprio il presidente di Bcc Roma, Liberati: «Io credo – ha detto alla Radio Vaticana – che il governo si aspetti da noi una proposta condivisa. Certo, se saremo costretti, faremo più gruppi, ma quello che noi privilegiamo è il gruppo unitario… – per poi specificare -. Questa Newco Spa che noi facciamo e alla quale le banche apporteranno le azioni che hanno con Iccrea holding, non sarà scalabile perché le banche non potranno andare al di sotto del 51 per cento della spa». Il progetto definitivo sta per arrivare.
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