Il digitale prende piede anche nel mondo del lusso

Ancora nessun commento

La 90esima edizione di Pitti Immagine Uomo, l’evento di riferimento della moda maschile mondiale che si è svolto a Firenze la scorsa settimana, è stato anche l’occasione per riflettere su come sta evolvendo il mercato digitale dei brand d’alta gamma del settore abbigliamento e accessori. Come riportato in un dossier pubblicato per l’occasione da Pambianco Magazinerivista attentissima ai temi che riguardano l’economia e il business della modaattualmente la percentuale delle vendite via internet attraverso canali di e-commerce nel settore abbigliamento lusso è del 6-7%. Una quota destinata a crescere in maniera portentosa, come certifica il report di Exane Bnp Paribas realizzato con Contact Lab: nei prossimi cinque anni, infatti, addirittura la metà dei ricavi del comparto lusso sarà influenzato dal mondo online, in parte perché cresceranno i canali di acquisto vero e proprio, in parte perché gli strumenti digitali, soprattutto mobili, saranno sempre più canali attraverso i quali i clienti si informeranno, chiederanno consiglio, sceglieranno l’acquisto.

L’indagine sviluppata da Pambianco in particolare sulle griffe italiane quotate del settore, conferma la soglia strategica del 6-7%, in linea con il trend mondiale: è questa la percentuale di incidenza delle vendite via e-commerce su quelle totali per brand come Versace, Aeffe e Geox, mentre gli altri marchi continuano a mantenere top secret i propri risultati «a testimonianza di una sorta di timore reverenziale verso l’ambiente online» scrive il magazine. Delle 11 aziende prese in considerazione (oltre alle tre citate, anche Bottega Veneta, Brunello Cucinelli, Gucci, Moncler, Prada, Ferragamo, Tod’s e Valentino) infatti soltanto tre hanno condiviso i dati.

«E intanto», continua Pambianco, «nell’arena online è scattata la fase del consolidamento. I big del settore fanno i conti con le insidie ed evidenziano la necessità di allearsi con i competitor (che spesso sfociano in vere e proprie operazioni di merger&acquisition) per riuscire a resistere. E anche le griffe dimostrano di cercare di stringere patti con i retailer: il sito diretto sembra non bastare più. Per esempio, Tiffany ha siglato un accordo globale con il portare di ecommerce Net-A-Porter per la vendita sul sito inglese di alcuni prodotti, mentre Ermenegildo Zegna a partire da luglio lancerà sulla piattaforma Mr Porter la propria collezione ready-to-wear.

La soglia del 7% come “peso standard” nelle vendite del comparto lusso è confermata anche dall’ultimo report di Credit Suisse, che ha analizzato gli andamenti nel corso di tutti il 2015: il settore, lo scorso anno, ha superato i mille miliardi di euro, in crescita del 5% a cambi costanti, dimostrando di aver subìto un impatto relativo dalla crisi economica. I cinesi, ancora una volta, sono stati i maggiori consumatori di beni di fascia alta, seguiti da americani ed europei. Secondo gli analisti di Credit Suisse, le vendite sul web si dimostrano «in crescita sostanziale da 12 anni a questa parte (nel 2009 contavano solo per il 2%) e sono aumentate soprattutto grazie al boom di acquisti da parte delle generazioni più giovani, fenomeno particolarmente rilevante nelle Americhe. A livello merceologico, sul web accessori e abbigliamento hanno inciso rispettivamente per il 40% e per il 27% delle vendite sul canale online».

La soglia del 7% come “peso standard” nelle vendite del comparto lusso è confermata anche dall’ultimo report di Credit Suisse, che ha analizzato gli andamenti nel corso di tutti il 2015: il settore, lo scorso anno, ha superato i mille miliardi di euro, in crescita del 5% a cambi costanti, dimostrando di aver subìto un impatto relativo dalla crisi economica. I cinesi, ancora una volta, sono stati i maggiori consumatori di beni di fascia alta, seguiti da americani ed europei. Secondo gli analisti di Credit Suisse, le vendite sul web si dimostrano «in crescita sostanziale da 12 anni a questa parte (nel 2009 contavano solo per il 2%), e sono aumentate soprattutto grazie al boom di acquisti da parte delle generazioni più giovani, fenomeno particolarmente rilevante nelle Americhe. A livello merceologico, sul web accessori e abbigliamento hanno inciso rispettivamente per il 40% e per il 27% delle vendite sul canale online».

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI