Il disavanzo di bilancio 2018 dell’Uganda è stato stimato al 4,8% del prodotto interno lordo

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petrolioIl Presidente ugandese Yoweri Museveni  ha già deciso di candidarsi per un altro mandato presidenziale al turno elettorale del 2021. Punta quindi a portare cospicui risultati sul fronte petrolifero, ovvero avviare seriamente l’esportazione e la realizzazione dell’oleodotto East African Crude Oil Pipe Line (Eacop) -1.445 chilometri,  costo di 3,5 miliardi di dollari- che passerà in Tanzania fino al porto di Tanga, nell’Oceano Indiano. Per questi obiettivi ha deciso di puntare tutto sulla Cina, e nello specifico su China National Offshore Oil Corporation (Cnooc), la compagnia petrolifera cinese.
Cnooc, sostengono le agenzie di questi giorni, sarebbe effettivamente interessata a prendere parte alla costruzione di un oleodotto.  «Il Cnooc parteciperà al progetto Eacop» , ha detto alla stampa internazionale Aminah Bukenya, portavoce dell’unità ugandese della società, aggiungendo che il livello della sua partecipazione sarà determinato dai partner della joint venture.
Cnooc possiede congiuntamente i giacimenti petroliferi dell’Uganda con la francese Total e la britannica Tullow Oil.
A fine giugno si sono avuti colloqui tra il Presidente ugandese Yoweri Museveni e il capo del Cnooc, Yang Hua, colloqui molto riservati e che dovrebbero aggiornarsi in questi giorni, in un incontro a Entebbe, con le compagnie petrolifere presenti in Uganda, Total e Tullow Oil, che dovrebbero fare il punto della situazione.
Museveni viene detto preoccupato per la lentezza delle operazioni finanziarie delle tre compagnie, Hua, a giugno, aveva promesso di prendere in mano la situazione con l’obiettivo che le tre compagnie petrolifere e l’Uganda Revenue Authority(URA) chiudono le operazioni entro fine di questo mese. Obiettivo che pare allontanarsi di non poco. Secondo ‘Africa Intelligence’ il passaggio di quote di partecipazioni tra le 3 compagnie è visto con preoccupazione  dal Presidente ugandese, il quale non vuole che il settore petrolifero del Paese sia dominato da un’unica società, ma soprattutto non sopporta ingerenze francesi. È intervenuto personalmente affinché Cnooc esercitasse il suo diritto di prelazione. La vicenda finanziaria tra  vicenda finanziaria tra Cnooc e le altre due compagnie  -vicenda che coinvolge anche lo Stato ugandese- è particolarmente complicata e di tutt’altro che facile soluzione.

Museveni ha una chiara simpatia per tutte le cose cinesi. Durante il suo viaggio di giugno a Pechino ha avuto un incontro con il leader cinese Xi Jinping, per parlare di finanziamento del sistema ferroviario, progetti di irrigazione e difesa. Museveni vorrebbe vedere la Cina consolidarsi in Uganda. Oltre al settore petrolifero, Pechino è molto attiva nella costruzione di progetti idroelettrici, e potrebbe ampliare il suo raggio di azione.

Sulle infrastrutture, effettivamente, Museveni ha una grande necessità di capitali. Il disavanzo di bilancio 2018 è stato stimato al 4,8% del prodotto interno lordo (PIL), secondo il Ministero delle finanze, è il risultato di un aumento delle spese in sviluppo che è salito all’8,8 per cento del PIL, rispetto al 7,9 per cento dell’anno scorso. La capacità del Paese di pagare i propri debiti è in discussione, il che potrebbe significare anche una minore disponibilità della Cina a finanziare l’Uganda, e gli analisti prevedono che a breve inizieranno a rallentare. Ciò perché l’economia sta rallentando o non sta crescendo abbastanza velocemente. Secondo il Ministero delle Finanze, il debito cinese era del 5,89% del PIL a fine marzo 2018 (il 38,1% del totale). Dati non controllabili da parte di analisti indipendenti.
Il settore legato al petrolio non sta decollando e tutto ciò influenza il finanziamento di progetti infrastrutturali. Da qui si capisce chiaramente l’ansia di Museveni di accelerare perché i cinesi chiudano le acquisizioni su Total e Tullow Oil e che formalizzino la quota del loro investimento sul gasdotto. Prima si chiudono questi progetti, prima l’operatività si avvia e prima l’economia riprende a girare ai soliti ritmi di PIL africano.

E’ di queste ore l’annuncio del Presidente Yoweri Museveni, a margine di un incontro con la delegazione del consorzio della raffineria Albertine Graben (AGRC), della realizzazione di una joint venture tra l’Uganda National Oil Company e quattro compagnie italiane e mauriziane, per la costruzione di una raffineria di petrolio nel territorio occidentale del Paese. Le compagnie italiane sarebbero Nuovo Pignone International SRL e SAIPEM SPA.  Secondo informazioni che risalgono a qualche mese fa, quando ci fu la presentazione del progetto, la raffineria sarà sviluppata come impresa commerciale focalizzata sul mercato regionale, per la fornitura di prodotti come cherosene, benzina, diesel, oli combustibili pesanti,  avrà una capacità di raffinazione di 60.000 barili al giorno dal petrolio greggio dell’Uganda.

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