Il Governo Renzi sempre più a sostegno dell’imprenditoria innovativa
Renzi: troppe banche e poco credito, vareremo un provvedimento

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Nella visione del Governo, startup e PMI innovative sono naturali protagoniste della nuova rivoluzione industriale, l’Industria 4.0, una rottura tecnologica caratterizzata dalla fusione tra il mondo reale degli impianti industriali e il mondo virtuale di internet. L’attuazione dell’Agenda Digitale – costituita da connettività ultra-veloce e modernizzazione dell’infrastruttura IT, identità digitale, basi dati di interesse nazionale e locale – è il presupposto base per la realizzazione dell’intera politica di modernizzazione del sistema produttivo.

Il 2016 sarà un anno molto interessante per i piccoli e medi imprenditori fortemente vocati all’innovazione.

In gennaio il Ministero dello sviluppo economico renderà pubblico il documento sulla Industria 4.0 che individua alcune aree di intervento strategiche per il riposizionamento competitivo dell’Italia: rilanciare gli investimenti industriali con particolare attenzione a quelli in ricerca e sviluppo, conoscenza e innovazione; favorire la crescita dimensionale delle imprese; favorire la nuova imprenditorialità innovativa; definire protocolli, standard e criteri di interoperabilità condivisi a livello europeo; garantire la sicurezza delle reti e la tutela della privacy; assicurare adeguate infrastrutture di rete; diffondere le competenze per Industria 4.0; canalizzare le risorse finanziare alle imprese.

Non sono poche le novità che interesseranno sia le startup sia le PMI innovative.

L’11 gennaio la Consob ha terminato la consultazione pubblica in corso dal 3 dicembre con ad oggetto il regolamento sull’equity crowdfunding, che verrà probabilmente modificato già a fine gennaio. In particolare Consob, venendo incontro alle richieste del mercato, estenderà la nozione di “investitori professionali”, tenuti a sottoscrivere una quota dell’offerta, ampliandola dalla definizione attuale, che comprende prevalentemente investitori istituzionali, ad una platea più ampia. Ci sarà, inoltre, una forte semplificazione della procedura di esecuzione degli ordini, che ridurrà i costi di transazione. L’obiettivo è quello di rendere possibile la conclusione delle operazioni integralmente on line, a condizione che i gestori si attrezzino ad effettuare le verifiche necessarie.

Presto dovrebbe arrivare il tanto atteso decreto di attuazione della misura del decreto-legge 3/2015 che prevede la possibilità di costituire una startup innovativa con un modello standard di statuto firmato digitalmente dal legale rappresentante dell’azienda, senza il passaggio dal notaio. Un cambiamento copernicano che vede però la netta contrarietà del Consiglio Nazionale del Notariato.

Proseguirà l’impegno pubblico sullo strumento “Smart&Start”. Il Ministro Federica Guidi ha firmato un decreto che lo rifinanzia per 20 milioni a favore delle startup innovative localizzate nelle regioni del Centronord. Le risorse ancora disponibili per le imprese delle regioni del Mezzogiorno sono ancora più cospicue. Lo strumento è gestito da Invitalia che continuerà a erogare i finanziamenti.

Rimanendo a Invitalia, Italia Venture I, il fondo comune d’investimento con un patrimonio di 50 milioni di euro provenienti dal Ministero dello sviluppo economico, è ormai pienamente operativo. Nei primi mesi di vita Invitalia Ventures ha lavorato alla creazione di un network di co-investitori, al quale hanno aderito tutti i maggiori fondi di venture capital italiani e alcuni fondi internazionali. Dopo le prime tre operazioni deliberate a fine 2015, il fondo continuerà a co-investire con operatori privati, fino ad un massimo del 70%, tra 500mila euro e 1,5 milioni a operazione.

L’Istat per la prima volta svolgerà un’indagine ad hoc sulle startup ad elevato contenuto tecnologico iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese delle CCIAA. L’indagine analizzerà tra l’altro la mobilità socio-economica dei componenti del team della società e le caratteristiche innovative dell’attività. L’indagine vuole fornire una rappresentazione trasparente del fenomeno startup italiano, portando avanti una delle missioni indicate nel decreto-legge “Crescita 2.0” di fine 2012.

Il Ministero dello sviluppo economico realizzerà e presenterà un’indagine ad hoc sugli incubatori/acceleratori italiani di startup tecnologiche. L’analisi non sarà limitata ai 36 incubatori certificati dalle CCIAA. L’indagine sarà lo spunto per introdurre nuove misure a favore di queste importanti società specializzate nell’affiancamento delle imprese nella loro prima difficile fase di vita.

Nei primi mesi del nuovo anno saranno modificate le modalità attuative degli incentivi fiscali per chi investe in startup innovative. In particolare, nel rispetto dei nuovi Orientamenti comunitari, il massimo investimento totale ammissibile per ciascuna impresa beneficiaria sarà elevato a 15 milioni di euro (oggi la soglia è fissata a 2,5 milioni di euro all’anno). L’investimento dovrà essere mantenuto nell’impresa per almeno tre anni (prima il periodo minimo era di 2 anni). Non potranno fruire dell’agevolazione fiscale gli investitori (persone fisiche e giuridiche) che non siano indipendenti dall’impresa oggetto degli investimenti, quindi, coloro che già possiedono quote dell’impresa target.

Nel corso del 2016 vedrà la luce anche il decreto attuativo che estende gli incentivi fiscali anche a chi investe nelle PMI innovative.

Infine, gli incentivi fiscali per chi investe in startup e PMI innovative dovranno essere rifinanziati per l’anno 2017. Non è escluso immaginarsi qualcosa di più, in particolare, un importante innalzamento delle aliquote previste per deduzioni e detrazioni fiscali. Su questo fronte Ministero dell’economia e delle finanze e Ministero dello sviluppo economico sono congiuntamente al lavoro.

Per le PMI innovative, l’anno si aprirà con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che darà loro possibilità di accedere gratuitamente e con forme semplificate rispetto alle altre PMI al Fondo Centrale di Garanzia.

Un’altra priorità del Governo è quella di creare veri e propri quartieri digitali all’interno delle città. Milano si è già mossa in questo senso, come altre importanti città europee, ha numerosi spazi di co-working che possono avere importanti ricadute economiche sul territorio. Saranno realizzati una mappatura degli immobili destinati al co-working e all’innovazione e un registro nel quale possano iscriversi, sul modello di quello dedicato a startup e PMI innovative.

Sono allo studio anche incentivi alle aziende per l’open innovation, ovvero a vantaggio di imprese che individuano canali esterni di integrazione dell’innovazione, per esempio attingendo all’attività svolta da startup, spin-off e team innovativi.

Concludendo, l’ecosistema dell’innovazione si trova alla vigilia di un anno di svolta. Affinché il salto di qualità abbia luogo occorre il contributo di una vasta schiera di attori, pubblici, ma soprattutto, in modo più continuo e convinto rispetto a quanto fatto finora, privati.

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