Il prezzo del petrolio è in caduta libera

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petrolioE’ in corso il calo più pesante del petrolio dai tempi della Guerra del Golfo del 1991. Che sta succedendo? L’Arabia Saudita ha avviato un braccio di ferro con la Russia, e ha aumentato la produzione e tagliato i prezzi, quando quest’ultima si è rifiutata di allinearsi con la posizione dell’OPEC e al contrario ha ridotto la produzione. In un momento in cui la domanda è già più debole a causa del rallentamento della crescita globale e dello scoppio dell’epidemia di coronavirus, l’aumento dell’offerta in un mercato già saturo rappresenta una combinazione ribassista che non si vedeva dagli anni ’30 del secolo scorso.

Esty Dwek, Head of global market strategist di Natixis, analizza gli effetti, alcuni positivi e altri negativi, del crollo dei prezzi dell’oro nero.

Partiamo dagli aspetti positivi. Tipicamente, prezzi bassi sono positivi per la crescita globale. Negli Usa, oggi uno dei maggiori produttori al mondo ma dove il consumo domestico di petrolio è elevato, questo favorisce i consumi privati e dà sollievo alle aziende più impattate dall’epidemia di coronavirus, come compagnie aeree, aziende del trasporto marittimo, e settore manifatturiero. A beneficiare di prezzi bassi sono poi le grandi economie importatrici, come i Paesi dell’area euro, e tra gli emergenti Cina, India, Turchia e Sud Africa.

Inoltre, prezzi bassi del petrolio implicano anche bassa inflazione, e quindi poca pressione al rialzo dei tassi.

Passiamo agli aspetti negativi. In primo luogo, al culmine dell’epidemia di coronavirus, questo è un secondo shock di cui i mercati non hanno certo bisogno. Nel mercato del credito, colpito dal recente sell-off, il 12% dei titoli high yield del settore energetico statunitense è ora a rischio default.

Da una prospettiva economica, l’industria dell’Oil&Gas contribuisce per l’8% al Pil statunitense con oltre 10 milioni di posti di lavoro: prezzi depressi per un periodo di tempo prolungato potrebbe causare un’ondata di licenziamenti, con rischi di ricadute pesanti sull’economia americana.

Al di fuori degli Stati Uniti, la Norvegia è tra i Paesi esportatori maggiormente a rischio nel caso di una prolungata guerra dei prezzi. Le maggiori economie emergenti, a parte Russia e Brasile, sono importatrici di petrolio, ma da una prospettiva di mercato, anche se molte beneficerebbero di prezzi più bassi, in generale è probabile che le notizie tenderebbero a comprendere tutti i paesi in una view negativa, e come è capitato nel 2015, ne soffrirebbero gli asset emergenti nel loro complesso.

 

Le cose potrebbero ulteriormente peggiorare? Secondo Dwek la risposta è sì. Arabia Saudita e Russia hanno entrambe la capacità di continuare con questo braccio di ferro, e più a lungo questo proseguirà, maggiore sarà il danno, in particolare per i produttori Usa di shale oil, che potrebbero essere il vero obiettivo della Russia in questa guerra.

Se si realizzasse lo scenario peggiore potremmo assistere a un’ondata di default, una paralisi nel mercato del credito e di conseguenza l’innescarsi di una spirale di ulteriori eventi negativi. I prezzi bassi del petrolio, combinati con una domanda e una crescita deboli, potrebbero poi accentuare le paure di deflazione, con conseguenti tagli generalizzati dei tassi, che porterebbero in sofferenza le banche.

Inoltre, se i prezzi del petrolio rimanessero troppo bassi, i bilanci di diverse nazioni produttrici, che hanno già situazioni economiche precarie, come Iran, Venezuela e Nigeria, ma anche la stessa Arabia Saudita, verrebbero colpiti duramente.

Che succederà ora? Dwek spiega che l’impatto dipenderà da quanto a lungo i prezzi rimarranno depressi. Secondo gli esperti di Natixis la Russia difficilmente farà marcia indietro in tempi rapidi, perché ha sia la volontà che la capacità di colpire duramente gli altri produttori. Di conseguenza, è necessario monitorare con attenzione il mercato del credito, per eventuali segnali di eventuali rischi sistemici, di liquidità in deterioramento e di effetti a catena su altri segmenti oltre a quello degli high yield.

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