Il settore del turismo è tra i più colpiti dalla pandemia del coronavirus
Una crisi che colpisce le strutture ricettive ad ogni livello e di ogni tipo, anche le più efficienti e conosciute

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turistiLa crisi colpisce le strutture ricettive ad ogni livello e di ogni tipo, anche le più efficienti e conosciute. Andrea Zacchetti è imprenditore agricolo e conduttore di un noto agriturismo in provincia di Perugia ed è cultore della materia “Organizzazione delle strutture ricettive” all’Università Milano Bicocca. La struttura di Andrea, che è al top delle recensioni sui portali turistici più seguiti in rete, vede solitamente la sua clientela divisa tra il 60 per cento italiani e 40 per cento stranieri. Dallo scorso 21 febbraio, spiega Andrea a 9colonne, “dal punto di vista ricettivo non abbiamo ricevuto nessuna richiesta di prenotazione, né per email né per telefono. E’ arrivata qualche disdetta, soprattutto da parte di stranieri per arrivi nel medio termine, come chi aveva prenotato per giugno. Zero prenotazioni invece per marzo-aprile e maggio”. Un periodo dell’anno cruciale per il turismo, soprattutto gli arrivi dall’estero, visto che maggio – si legge ancora nel resoconto del Touring Club – è già in parte decisivo e questo è un aspetto certamente critico se calato in questa particolare congiuntura emergenziale in cui pare irrealistico un ritorno alla normalità in tempi così brevi. “Le poche prenotazioni confermate già a gennaio-febbraio – continua Andrea – per i mesi clou di luglio, agosto e settembre, per il momento rimangono confermate anche perché abbiamo tolto le penalità in caso di cancellazione e gli ospiti potranno decidere anche all’ultimo momento se venire o meno. Per noi che abbiamo visto azzerarsi il flusso di cassa, sarebbe inimmaginabile dover restituire le caparre”.

La crisi e gli interventi
Per la struttura di Andrea Zacchetti, i problemi sono anche sul versante della vendita dei prodotti biologici che la sua azienda produce: “Si sono azzerati gli ordini anche lì – spiega – siamo un prodotto di nicchia, non vendiamo alla GDO. I piccoli negozi come le boutique gastronomiche hanno chiuso o rallentato l’attività. E noi abbiamo interrotto la vendita al dettaglio, perché siamo sensibili all’evitare spostamenti e contatti, come è richiesto del decreto del Governo”. Le misure adottate nel decreto Cura Italia, secondo Zacchetti, “sono un primo passo necessario ma non sufficiente” per questo settore. “A maggior ragione – aggiunge – se la situazione di emergenza proseguirà nel tempo. Sulla carta sono soddisfatto come primissimo intervento, anche se siamo ancora in una fase di comprensione pratica delle misure. L’aspettativa è che più si procrastina la situazione tanto più gli interventi dovranno essere massivi e a tutela dei settori più colpiti, come quello turistico e ricettivo”. La crisi attuale impone anche una riflessione sui modelli di business in ambito ricettivo e sulla preparazione e la capacità di innovare dei manager del settore: “Il settore ricettivo non è in grado in questo momento di fare fronte a una crisi di questo tipo – prosegue Zacchetti, spiegando che sta mantenendo la sua attività didattica alla Bicocca in modalità telematica – Sebbene il settore sia considerato dinamico, lo è solo in un processo continuativo. Trovandosi con le spalle al muro nel breve, non è in grado di cambiare così radicalmente. Cambierà tutto il mercato del turismo e al di là dei grandi gruppi, in Italia non c’è una managerialità in grado di fare questo passo in tempi accettabili”. Eppure il sentir comune vuole delle continue dinamiche di cambiamenti da parte di chi gestisce attività ricettive o turistiche: “Sì, ma questi cambiamenti – continua ancora Zacchetti – sono stati più subiti che anticipati o cavalcati, come accaduto ad esempio con l’e-commerce. Questi stessi imprenditori si trovano a gestire una rivoluzione nell’approccio, in cui ogni singolo dovrà prendere iniziative. E in questo la classe imprenditoriale ricettiva italiana non è ancora pronta”.

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