In Italia la fiducia verso il sistema bancario è scesa ancora
La fiducia nei propri colleghi e nel proprio team porta benefici collaboratori

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A parlare sono i numeri che emergono dal sondaggio dell’Istituto Ixè.

Dall’analisi emerge che gli istituti di credito godono di una fiducia in Italia di appena il 23%, in calo rispetto al 25% di dicembre. Inoltre il 31% degli italiani, dunque quasi un italiano su tre, teme il crollo del sistema bancario italiano.

Il 54% non ha questo timore, mentre il 15% non si esprime.

In ogni caso, appena il 4% degli italiani ha deciso di ritirare i risparmi, o parte di essi, dal proprio conto corrente bancario.

All’indomani delle rassicurazioni arrivate sulla solidità delle banche italiane, Draghi anche oggi ha affermato:

“Come autorità di vigilanza abbiamo fatto una valutazione approfondita (comprehensive assessment) pochi mesi fa, questa valutazione identifica pienamente tutti i crediti deteriorati e gli accantonamenti e aumenti di capitalenecessari. Ora la vigilanza unica ha mandato questionari che appena letti sono stati visti come nuove richieste: è stato un errore il questionario riguarda come gestire i crediti deteriorati. E sappiamo che ci vorranno anni per gestire i crediti deteriorati“.

Dal canto suo, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan parlando da Davos, dove è in corso il World Economic Forum, ha fatto riferimento a “una fase di transizione” per le banche, dovuta al fatto che non tutti hanno compreso a pieno cosa significhi il passaggio al sistema del “bail in”.

“Esiste un caso Italia ma anche un caso europeo: stiamo entrando in un mondo completamente nuovo, il mondo del bail in che sinceramente è molto diverso dal passato. Ci sta una transizione e a volte non sempre gli attori capiscono cosa significhi”. E sulle banche italiane, riprendendo le parole di Draghi, Padoan ha sottolineato che di fatto “alcune richieste di informazioni da parte delle autorità di vigilanza sono state fraintese”.

Fraintendimento? ‘Percezione confusa’ come ha detto lo stesso Draghi?

Indicativa l’opinione di Diego Valiante, capo dell’Unità mercati finanziari e istituzioni del Centre for European Policy Studies, che è stata pubblicata oggi su Il Fatto Quotidiano e che riesce a dare una visione più obiettiva di quello che è successo in questa settimana concitata, in cui gli “attenti al lupo” si sono alternati con rassicurazioni tra le più convincenti.

“Una più plausibile verità è che siamo di fronte a una combinazione di fattori esterni, quali il bail in e il taglio delle previsioni di crescita post-crisi cinese per il 2016, e interni, con i fallimenti dell’azione di governo e di vigilanza accumulatisi nel tempo. Mettere la polvere sotto il tappeto non è più possibile, se la polvere diventa troppa.  Valiante parla di una “Italia stretta all’angolo per colpe proprie (e senza un piano B) che implora la Commissione di approvare una bad bank in odore di aiuti di Stato e urla al complotto, inasprendo le relazioni non solo con la sgangherata presidenza Juncker, ma soprattutto con quei Paesi che il “complotto” l’hanno accettato e che oggi dovrebbero essere nostri alleati per far passare provvedimenti chiave come il meccanismo di protezione dei depositi europeo”

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