Inchiesta Mps, maxi sequestro Nomura Per la Cassazione non ci fu usura

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Poteva essere la pietra tombale su un pezzo importante dell’inchiesta Montepaschi su Antonveneta, la decisione della Cassazione arrivata ieri a tarda sera sul maxisequestro da 1,8 miliardi a carico della banca giapponese Nomura sul derivato Alexandria, che ha provocato fino a 700 milioni di perdite all’istituto senese. Il sostituto procuratore generale presso la Cassazione Gianluigi Pratola aveva chiesto alla Corte di dichiarare inammissibile il ricorso dei pm, dopo che già il tribunale del Riesame aveva detto «no» ai pm di Siena, così come in precedenza il gip. La decisione della Corte è stata in un certo senso salomonica: ha dichiarato inammissibile il ricorso per quanto riguarda l’ipotesi di usura, mentre lo ha accolto parzialmente per l’ipotesi di truffa aggravata, rinviando al tribunale del Riesame la valutazione sulla sussistenza dell’ipotesi di reato. Proprio il difetto di motivazione relativamente all’inesistenza della truffa era stato uno dei motivi del ricorso dei pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso.

La richiesta di sequestro era stata avanzata lo scorso aprile, dunque ormai quasi un anno fa, dai pm che indagano sull’ex numero uno europeo di Nomura, Sadeq Sayeed e sul banker italiano che curò l’operazione, Raffaele Ricci, oltre che sull’ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari, l’ex direttore generale, Antonio Vigni e l’ex capo dell’area finanza, Gianluca Baldassarri per i reati di usura o in alternativa di truffa aggravata. Nel mirino c’è la ristrutturazione del vecchio derivato Alexandria che nel 2009 perdeva 200 milioni: Nomura si offrì di ristrutturarlo finanziando di fatto Mps nell’acquisto di 3 miliardi di Btp in modo da spalmare in trent’anni le perdite già maturate da Mps.
Oltre a Nomura, restano aperti gli altri filoni d’inchiesta: domani a Siena si terrà l’udienza preliminare sul troncone relativo sull’acquisizione di Antonveneta e alle operazioni sul capitale come il bond Fresh, mentre il 7 aprile al dibattimento sull’occultamento del cosiddetto «mandate agreement» legato sempre all’operazione Alexandria sarà sentito uno degli ispettori della Banca d’Italia che hanno condotto la verifica a Rocca Salimbeni.
Intanto la banca senese continua nella normalizzazione con il ritorno, dopo 19 mesi, a un’emissione di bond sul mercato istituzionale. L’istituto senese ha colto la finestra di mercato favorevole piazzando un’obbligazione senior non garantita da 1 miliardo di euro. Gli ordini hanno toccato i 3,5 miliardi, più del triplo delle attese del Monte. La cedola annuale è del 3,625% e renderà il 3,746%. Mps l’anno dovrà rifinanziare sul mercato 4 miliardi, di cui 3 tra aprile e maggio: di conseguenza sono previste altre emissioni di bond, che serviranno anche a restituire i prestiti della Bce (gli «ltro»). L’obiettivo di Mps, sulla scorta delle indicazioni della Commissione europea sugli aiuti di Stato, è di ridurre la raccolta presso investitori istituzionali, oggi già scesa da 40 a 10 miliardi.

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