Ink, quando un’idea diventa innovazione
credito al consumo

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Nel 2008 arriva l’invenzione. INK sta per inchiostro che è l’elemento fondamentale dei gioielli di quest’azienda.
All’inizio non si chiamava “INK pezzi unici”, ma “INK your words become jewellery”.
Sono gioielli, principalmente in argento, su cui viene incisa qualsiasi cosa si voglia.
E’ un “home made brand”, ovvero nasce in casa. Questo signore ha creato un business da niente e con risorse finanziarie molto limitate.
Prima, per creare un’azienda erano necessari molto più tempo e risorse. Ora, grazie ai social media, la situazione si è ribaltata.
Questo signore prima vendeva i gioielli di altri imprenditori. Pian piano, poi, ha fatto conoscere ai suoi clienti i gioielli INK.
Questo è il suo modello di business tradizionale: produce, introduce, vende.
Nel 2013 si sono accorti che crescevano, ma molto lentamente. Allora creano un nuovo modello di business da cui emerge il concetto “go digital”.
Sta avvenendo la “digital disruption”: con l’avvento della tecnologia hanno stravolto completamente interi settori. Es: block buster, tomtom, ecc
Perché la digital disruption avvenga, ci vogliono tre elementi:
• Strumenti tecnologici a basso costo (pc, cellulari, ecc);
• Piattaforme tecnologiche gratuite (Facebook, Google, ecc);
• Consumatori digitali (che sono il target).
In questi anni l’azienda ha sviluppato vari temi: unicità, co-creazione, networking, lifestyle.
In un’epoca in cui ormai si può avere tutto, l’unicità dei prodotti può essere molto utile.
Fino a qualche anno fa ci si basava sull’economia di scala: si produceva tanto e si doveva vendere tanto perché c’erano elevati costi fissi, per cui non si poteva produrre solo un pezzo. Ora invece ci sono le economies of one: si può produrre anche solo un pezzo. Es: stampante in 3D.
L’azienda INK fa una lavorazione a laser.
Hanno usato molto facebook per “impattare” più gente possibile. Usano anche gli altri strumenti media (sia social che non), ma soprattutto facebook.
Su facebook puoi promuovere i tuoi post mettendo un budget (con 30 euro vai sulla pagina di 11000-29000 persone) e si può scegliere anche il target. Questi post vanno sulle pagine delle persone target, ma non vuol dire che poi esse clicchino.
Le interazioni con i post costano 2 centesimi l’una (modello pay per click) che vengono scalati dai 30 euro, fino ad esaurimento risorse. Questo modello ha dei costi minori per raggiungere il target rispetto ai media che usa vodafone (TV, pensiline, eccetera).
L’azienda INK ha iniziato con una campagna di solo 200 euro.
Se con 200 euro si generano risorse che coprono i costi e generano ulteriori guadagni, funziona. Ha funzionato. Ora imvestono sui 100000 euro l’anno. Sulla pagina facebook hanno oltre 313000 like.
Attraverso l’utilizzo dei social, si può avere un time to market istantaneo: sapere in tempo reale se la cosa funziona.
Le nuove faccine sono buoni strumenti per creare le relazioni di mercato.
Ogni volta che si pubblica una campagna, vi è un’immediata reazione del pubblico.
Ormai non si decide più in negozio, le decisioni le si prende prima grazie a internet.
Aumentare i likes sulla pagina significa avere migliaia di persone davanti al negozio ogni volta che si mette qualcosa in vetrina.
Concetto molto importante: zero moment of truth, ovvero momento zero della verità.
Prima vi erano tre componenti: stimolo, primo momento della verità (quando vado in negozio e compro), secondo momento della verità (compro ancora perché mi piace).
Ora c’è questo ZMOT tra lo stimolo e il primo momento. SI tratta del momento in cui si guarda su internet prima di andare in negozio.
Tramite facebook l’azienda ha lavorato sulla domanda latente.

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