Ipotesi contratti di prossimità

Ancora nessun commento

«Ragioniamo anche in termini di contratti di prossimità». È una delle ipotesi che Alessandro Profumo, presidente del comitato affari sindacali e del lavoro di Abi ha rilanciato nel suo intervento al quinto congresso della Uilca ieri a Bergamo. «Nei prossimi anni ci saranno divaricazioni nelle performance delle diverse banche», spiega Profumo e quindi servirà la flessibilità necessaria per adattare il costo del lavoro a situazioni aziendali specifiche. Una linea sostenuta anche dall’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni: «So che potrei sollevare un vespaio, ma sarei favorevole non ad abolire il contratto nazionale, ma a dare più spazio agli accordi aziendali, perché le esigenze sono diverse. Detto questo, naturalmente puntiamo a trovare un accordo sul contratto nazionale». Ai delegati dei bancari della Uil Profumo chiede «coraggio» per «aprirci al cambiamento. Spesso amiamo di più il nostro passato del nostro futuro. Dobbiamo cominciare ad amare di più il nostro futuro che il nostro passato ed evitare conservatorismi».

Quella dei bancari è una categoria che in passato ha avuto una forte capacità di innovare nelle relazioni sindacali e negli strumenti creati. Così nel 1997 è stato siglato un protocollo d’intesa storico tra Abi e i sindacati, poi è stato creato il fondo di solidarietà che senza gravare sul bilancio pubblico ha accompagnato alla pensione 49mila bancari. E ancora, le parti hanno condiviso le basi di un welfare contrattuale unico, è stata creata una onlus molto attiva nel supportare progetti di inclusione. Fino ad arrivare al Foc, il fondo per l’occupazione che è nato con l’ultimo contratto e ha consentito a 9mila ragazzi di stabilizzare il loro rapporto di lavoro. La storia negoziale dei bancari è ricca e le aspettative che i lavoratori e i banchieri hanno su questo contratto sono inevitabilmente alte. Profumo spiega che «nel negoziato bisogna dare una visibilità sul futuro» che però «non può prescindere dal fatto di fare delle scelte».
Il primo tema che il banchiere cita è l’occupazione, il secondo è il salario. La scelta dell’ordine dei fattori è importante e le parti dovranno farla insieme in questa fase contrattuale sapendo che il sistema bancario è in una fase di sofferenza, i tassi di interesse sono bassi, i ricavi cresceranno lievemente o saranno in compressione, il sistema regolatorio con cui le banche devono misurarsi è cambiato notevolmente. Senza dimenticare che «l’equazione – dice Profumo – è complicata dal fatto che c’è un terzo attore al tavolo», con chiaro riferimento agli azionisti a cui bisogna garantire la remunerazione del capitale. Questa tornata contrattuale che riprenderà il 6 e il 7 ottobre per i banchieri deve quindi partire da questi punti: non ci sono variabili indipendenti, bisogna avere la capacità di conciliare tutti gli elementi, garantendo «la sostenibilità del costo del lavoro in bilanci bancari sempre più complessi – conclude Profumo –. Se non riusciamo a ragionare trovando un equilibrio tra questi elementi disilluderemo chi crede che avremo una capacità di innovazione come quella del passato».

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI