Non ci si attendevano annunci di manovre concrete né rimandi a timing utili per l’ipotesi di rialzo dei tassi, mentre era ritenuto probabile un tono piuttosto neutrale e perfino di orientamento hawkish, alla luce di una congiuntura che appare, dal punto di vista di Washington, favorevole sia sulle variabili economiche che su quelle finanziarie.
Ebbene, proprio la neutralità l’ha fatta da padrona, per quanto rivolta a un certo ottimismo. Il documento ufficiale rilasciato ha evidenziato la diminuzione dei rischi di breve termine sulle prospettive economiche USA e il riferimento agli sviluppi internazionali è stato copiato totalmente dallo statement precedente e quindi non modificato in seguito alla Brexit (che non è stata menzionata).
Le reazioni dei mercati non sono state tecnicamente lineari, con il dollaro che inizialmente si è apprezzato per poi essere prontamente rivenduto e i listini (S&P500) venduti in principio per poi tornare a salire. Stessa sorte è toccata all’oro (il terzo benchmark che ieri seguivamo) il quale però ha proseguito con maggiore linearità nelle salite significative potenzialmente anche su base multiday.