Per i giovani e meno giovani, che spesso vi hanno trovato un’interessante alternativa alla crisi occupazionale e un approccio diverso al lavoro, più smart e accattivante rispetto a quello che tante organizzazioni sclerotizzate ancora offrono. Per le aziende dinamiche e aperte, che hanno saputo trarre giovamento dalla linfa vitale e dalle idee innovative di nuove attività, a volte finanziandole, altre volte concludendo partnership e trovando nuove formule di business. Per la collettività, perché hanno portato una ventata di ottimismo e fiducia in un momento di grande difficoltà e grigiore.
Ma, allo stesso tempo, è importante separare la realtà delle start-up dalla narrazione che se ne è fatta, creando un mito che spesso genera false illusioni nei giovani e nei mercati. La storia insegna che anche le start up più prodigiose hanno fatto il salto di qualità quando hanno incontrato uomini di esperienza al comando. E i numeri lo confermano. Non si tratta certo di contrapporre giovani e senior, innovazione ed esperienza; semmai di coniugarli in una dialettica che si traduca in un’efficace trasmissione di saperi. Come avviene, ad esempio, nel Gruppo Hera, in Coop Estense o in Intesa San Paolo.