L’Antitrust contro le banche “Possibili risparmi di 180 euro sui c/c”

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Ci sono spazi per ridurre i costi dei conti correnti, con risparmi possibili fino a 180 euro nella tenuta dei conti, ma occorre una maggiore informazione ai cittadini. È la conclusione a cui giunge l’Antitrust, che sottolinea come ci siano ancora ostacoli al «pieno disgregarsi della concorrenza» che impediscono una riduzione dei prezzi.

 

Dall’indagine avviata nel 2011 dall’Antitrust emerge che il conto corrente online conviene, perché allo sportello i prezzi scendono in modo deciso soltanto per i giovani. «Una sostanziale riduzione dei prezzi allo sportello si è verificata esclusivamente per i giovani (-19%) mentre una discesa meno rilevante si è registrata per le famiglie e i pensionati con operatività minore (-2,8% e -3,6%). L’indagine ha poi confermato la convenienza dei conti online, meno cari del 30% con punte del 40% per i giovani.

 

L’Abi replica che nel corso degli ultimi anni, dal 2007 al 2012, il prezzo del conto corrente in Italia è sceso progressivamente, portandosi ad una media di 100 euro. Sottolinea inoltre che le nuove offerte delle banche registrano riduzioni significative e l’utilizzo dei servizi online porta a riduzioni di circa il 30% dei prezzi. Però, per l’Antitrust «Ci sono ancora ostacoli al pieno dispiegarsi della concorrenza nel settore bancario che impediscono una riduzione dei prezzi a vantaggio del consumatore finale e un aumento della mobilità della domanda». Il tasso di mobilità dei correntisti, che rappresenta l’incidenza dei conti correnti accesi ed estinti sul totale, rileva l’Autorità, «risulta compreso tra il 10% e il 12%, in linea con i risultati disponibili a livello europeo, e sostanzialmente stabile nel corso degli anni. Ne deriva un elevato grado di dispersione dei prezzi: per i conti allo sportello, la differenza tra il prezzo massimo e minimo è almeno pari a 100 euro ma può anche superare i 150 euro, fino ad arrivare a 180 euro, a secondo del profilo del correntista».

Secondo l’Antitrust negli ultimi anni «si è assistito ad alcuni cambiamenti nelle politiche adottate dagli operatori e, sotto alcuni profili, ad una evoluzione anche più competitiva del settore: si è infatti assistito a modifiche della struttura di mercato e del contesto concorrenziale (numerose le operazioni di concentrazione che hanno coinvolto diversi istituti di credito) e hanno inoltre prodotto i loro effetti le riforme della normativa secondaria in materia di trasparenza ed informativa sui servizi bancari. L’entità di risparmio ottenibile passando da un conto all’altro dimostra però che ci sono ancora spazi per ridurre i costi dei conti correnti». Si tratta tuttavia di spazi che i risparmiatori non riescono a sfruttare, «perché privi delle informazioni necessarie che vanno invece rese disponibili da parte delle banche, anche introducendo vincoli normativi e regolatori». Occorre intervenire, secondo l’Antitrust, «anche sulle lentezze nella chiusura di un conto per aprirne un altro: per quanto i tempi si siano ridotti, è sufficiente avere una carta di credito o la Viacard per vederli dilatare anche fino a 37 giorni. Vanno infine scissi i legami tra conti correnti e altri prodotti». Dall’indagine, avviata nel marzo del 2011 per verificare l’evoluzione dei costi dei conti correnti rispetto al 2007, anno della precedente indagine in materia, emergono prezzi in calo solo per talune tipologie di correntista e per determinati periodi. Il campione dell’indagine è costituito da 52 banche e oltre 14.500 sportelli, con una rappresentatività pari al 44% in termini di sportelli. I costi sono stati misurati su sei diversi profili di correntista attraverso l’indice sintetico di costo, strumento informativo che rende agevole e immediato per i consumatori effettuare la comparazione del prezzo per la tenuta di conti correnti differenti.

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