L’efficacia delle procedure di recupero dei crediti alle imprese
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Uno studio della Banca d’Italia, pubblicato nella serie “Questioni di Economia e Finanza” offre un interessante scorcio sull’efficacia delle procedure di recupero dei crediti alle imprese nonchè spunti di riflessione sulle scelte strategiche poste in essere dagli intermediari in questo contesto. Aspetto quello dei crediti deteriorati particolarmente importante atteso che anche da esso dipende la capacità degli intermediari di riequilibrare i propri bilanci.

Va premesso che la situazione italiana non è resa critica né dalle coperture (che, come emerge da un’inchiesta del Sole 24 Ore di Gennaio 2016, se si considerano le garanzie collaterali hanno un tasso di copertura di circa 88%), né dalle dotazioni patrimoniali, viste le operazioni di elevamento ed adeguamento ai nuovi livelli della vigilanza.

 

Il problema italiano, ancora una volta, è il tempo.

Inteso come “durata delle procedure” che possono decretare il fallimento, o meno, della efficacia dell’azione di recupero.

Le ristrutturazioni richiedono un periodo lungo prima di evolvere in recupero o definiva liquidazione: a quattro anni dal loro avvio, il 62% delle ristrutturazioni (in termini degli importi del credito coinvolto) risulta ancora in corso.

Passi avanti in tal senso sono stati fatti, ad esempio con la riforma della legge fallimentare. Sempre riguardo alla tempistica, rispetto al passato si pensi che la parte non recuperata del credito problematica si trasforma in perdite dedotte fiscalmente. Mentre in passato per chiudere definitivamente si stimava una durata media di circa 18 anni, dal 2015 le partite perse possono essere smaltite in un anno.

Dunque qualche miglioramento si è sicuramente registrato, tuttavia i dati del documento in oggetto, dimostrano come permane l’incidenza negativa della durata dei procedimenti.

Passando ad esaminare le evidenze della ricerca, si tenga conto che i campioni presi in esame permettono di individuare le procedure più frequentemente utilizzate, i modelli organizzativi adottati dalle banche, la percentuale di recupero.

Lo studio in particolare mostra come per quanto concerne le procedure liquidative, la fase che incide in misura maggiore sulla durata complessiva è la fase finale (il riparto) e,  per le esecuzioni immobiliari, anche quella iniziale (dall’ottenimento del titolo esecutivo alla prima asta).

Sotto il profilo delle coperture e delle procedure adottate, tra i crediti in liquidazione presi in esame, il 42 per cento è assistito da garanzie reali.

Il resto dei finanziamenti è equamente ripartito tra credito assistito da garanzie personali e credito non garantito. La più elevata incidenza delle garanzie reali nel caso delle ristrutturazioni rispetto alle liquidazioni suggerisce una maggiore disponibilità dei debitori a raggiungere accordi che preservino la continuità aziendale nei casi in cui il credito della banca sia assistito da garanzie di valore significativo.

Per quanto concerne la scelta degli strumenti, le procedure giudiziali assicurano maggiori tutele giuridiche per i soggetti coinvolti, ma comportano costi fissi più elevati e quindi vengono generalmente utilizzate per crediti di importo significativo.

I principali ostacoli all’impiego degli strumenti di ristrutturazione indicate dalle banche sono l’elevato costo dei professionisti coinvolti, l’indisponibilità della finanza interinale e le difficoltà di coordinamento con i creditori non finanziari (dipendenti e fornitori).

Minore peso è attribuito ai problemi di coordinamento tra banche e al coinvolgimento del settore pubblico.

Circa l’incidenza dell’attività di recupero può essere utile richiamare le rilevazioni condotte nel 1993-1994 e successivamente nel 2000, rispetto alle quali è emerso come l’incidenza delle attività di recupero sui costi operativi risulta essere leggermente cresciuta nel tempo: mentre nelle due precedenti indagini incideva per il 2,3 per cento, nel 2008 e nel 2014 il valore era rispettivamente pari a 2,5 e 2,8 per cento.

Su questo dato influisce sicuramente la tipologia di procedura prescelta: pare che i tassi di recupero più elevati siano quelli delle procedure esecutive immobiliari; le iniziative stragiudiziali si collocano su valori medi significativamente superiori a quelli delle procedure concorsuali e tra queste ultime i concordati si caratterizzano per tassi di recupero superiori a quelli dei fallimenti.

L’utilizzo di strutture dedicate interessa posizioni di importo mediamente più elevato, mentre per le posizioni di importo contenuto si tende a ricorrere ad agenzie specializzate nel recupero crediti.

Da un punto di vista organizzativo, i modelli con cui le banche coinvolte gestiscono i crediti deteriorati passa attraverso due modello principali: la cessione a terzi o, in alternativa, la predisposizione di strutture interne dedicate a tale attività. In particolare alcuni intermediari si sono dotati di unità organizzative specializzate, tipicamente distinte per gestire le liquidazioni e le ristrutturazioni; altri presentano assetti maggiormente frammentati.

In ogni caso la funzione dedicata al recupero dei crediti assorbe una quota non trascurabile dei costi operativi totali dei gruppi bancari (comprensivi di spese per il personale, amministrative, accantonamenti, rettifiche e riprese di valore diverse dalla svalutazione dei crediti).

Nel 2014 la gestione dei crediti deteriorati ha assorbito il 2,8 per cento dei costi operativi delle banche.

Dettaglio rilevante da un punto di vista dell’efficienza organizzativa è l’adozione di software integrati per la gestione delle diverse procedure, che fungono anche da repository di informazioni storiche omogenee.  E’ emerso infatti come la qualità delle risposte delle banche abbia talvolta risentito della carenza di un sistema informativo integrato sulla gestione del credito deteriorato. Questa situazione appare in via di miglioramento, poiché alcuni gruppi si sono recentemente dotati di sistemi informativi che consentono di gestire le informazioni sulle diverse procedure in modo integrato e secondo criteri omogenei. In prospettiva, l’archiviazione sistematica e la disponibilità in tempi ragionevoli delle informazioni relative alla massa dei crediti deteriorati appare cruciale sia per la loro gestione “attiva” sia per negoziarne la cessione.

Dunque è indubbio che una buona valutazione del modello organizzativo adeguato alla tipologia di crediti deteriorati posseduti, possa efficientare il sistema che risente comunque della scarsa efficienza delle procedure giudiziarie, sulle quali si spera il legislatore possa intervenire energicamente.

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