L‘Interpol ha emesso un mandato d’arresto per Carlos Ghosn 

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nissanL’ex presidente e amministratore delegato di Renault-Nissan Carlos Ghosn, ha lasciato il Giappone dove aspettava in libertà vigilata su cauzione il processo a suo carico per appropriazione indebita finanziaria.

Solo qualche ora fa la Francia ha fatto sapere che se l’ex presidente di Nissan-Renault Carlos Ghosn arrivasse nel Paese transalpino “non lo estraderà”. Ad annunciarlo è stato il segretario di stato all’economia Agnes Pannier-Runacher. Intanto la Turchia ha aperto un’indagine sul passaggio in terra turca di Ghosn, per fuggire in Libano. Secondo i media turchi, alcune persone sono già state arrestate ed interrogate. I media libanesi avevano riferito che Ghosn era atterrato all’aeroporto di Beirut con un jet privato proveniente dalla Turchia.

L’ARRIVO IN LIBANO – Non sono ancora chiare le modalità con cui Ghosn è riuscito ad arrivare a Beirut. Secondo una fonte vicina alla presidenza libanese, il manager sarebbe entrato nel Paese dalla Turchia con un passaporto francese e la sua carta d’identità libanese. Due auto delle forze di sicurezza libanesi sono state viste vicino all’usuale residenza libanese di Ghosn, nel quartiere Asgrafiyeh, da un fotografo dell’agenzia Afp. L’Accusa giapponese ha riferito ai media locali di non essere a conoscenza di nessun cambiamento nelle condizioni di libertà su cauzione concessa a Ghosn, che prevedevano tra l’altro una serie di rigorosi controlli, come una telecamera fissa davanti al suo appartamento e l’impossibilità di vedere la moglie libanese senza un permesso speciale. Sorpreso lo stesso legale di Ghosn, che definendosi “sbalordito” ha chiarito di non aver avuto contatti con il manager dalla sua partenza.

LE ACCUSE – Sul manager 65enne di origine libanese, ma nato in Brasile, gravano quattro capi di accusa, tra cui appropriazione indebita. Definito ‘il salvatore di Nissan’ dopo il suo arrivo nel gruppo giapponese nel 1999, Ghosn ha trascorso in totale 130 giorni di detenzione tra novembre 2018 e aprile 2019. Il manager avrebbe falsificato i rendiconti finanziari delle società da lui guidate, sottostimando i propri compensi per 80 milioni di dollari e abusando di beni aziendali.

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