Lo tsunami Covid-19 blocca i consumi e fa schizzare il risparmio degli italiani
Cresce la percentuale di italiani che si identifica con chi risparmia senza troppe rinunce (58%) e che guarda con soddisfazione agli ultimi 12 mesi, periodo durante il quale è accresciuto il proprio accantonamento di riserve.
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Cresce la percentuale di italiani che si identifica con chi risparmia senza troppe rinunce (58%) e che guarda con soddisfazione agli ultimi 12 mesi, periodo durante il quale è accresciuto il proprio accantonamento di riserve. Si guarda, insomma, al risparmio come “fonte di tranquillità”, molto più di quanto non accadesse in passato, quando era vissuto maggiormente come “fonte di sacrificio”. Ma se, da una parte, si rileva una ritrovata serenità e fiducia rispetto alla propria situazione economica, dall’altra parte, è diffusa una preoccupazione generalizzata che induce molta cautela sia nel consumo sia nell’investimento.

L’accumulo di liquidità, chiarisce infatti la ricerca, garantisce al 46% degli italiani “un senso di tranquillità”, accentuando, rispetto al 2019, “la ricerca di questa forma di autotutela in un contesto mutevole e insidioso”. Pertanto il risparmio è vissuto con “senso di sacrificio” (21%) in misura più contenuta rispetto al passato (30%), probabilmente per la maggiore facilità di risparmio e per la consapevolezza della serenità che solide basi accumulate possano garantire in caso di avversità.

Ma se a preoccupare non è tanto il futuro a breve termine, pensare a un orizzonte temporale di 10 o addirittura 20 anni intimorisce il 57% degli italiani. Economia (basse prospettive per i giovani, lavoro instabile e mancanza di risparmi cumulati su cui contare) e salute sono le due grandi incognite da cui si cerca di rifuggire facendo leva sulla rete parentale, prima di tutto, e sull’impegno a prevenire le malattie e a curarsi. Il 35% degli italiani risparmia senza pianificazione o precise finalità, mentre il 65% risparmia avendo in mente progetti ed esigenze future (38% esigenze immediate, 33% medio termine, 28% lungo termine).

Investimenti: gli italiani preferiscono andare sul sicuro

Se la propensione alla liquidità resta maggioritaria e in linea con l’anno scorso (63%), la vera novità di quest’anno è il timido recupero della voglia di investire una parte di quanto accantonato: lo fa il 35% di chi riesce a risparmiare (34% nel 2019) con un netto rialzo di quanti dichiarano che, alla luce della situazione economica attuale, sia preferibile investire in strumenti finanziari sicuri mentre gli strumenti finanziari rischiosi rimangono appannaggio di una piccola minoranza (9%).

La preferenza per gli strumenti finanziari sicuri (29%) si avvicina tra gli italiani che risparmiano a quella per il mattone, passione mai sopita nei connazionali, che nel 2020 viene indicato come miglior modo per investire i risparmi dal 33% del campione.

Ma l’indagine sottolinea anche come alla base delle scelte d’investimento prenda sempre più spazio la solidità del soggetto proponente (21%, +2% rispetto al 2019) e cresca l’attenzione a voler investire in modo finalizzato, con scelte che siano di sostegno allo sviluppo del Paese (17%, +2% rispetto al 2019), o che pongano al centro l’attenzione dall’impatto sociale e ambientale (22%).

Il Covid fa aumentare le diseguaglianze. Terrorizza un secondo lockdown

Intanto, non è andato proprio tutto bene e gli effetti della pandemia si fanno sentire. Sale infatti la percentuale di famiglie che dichiarano di essere state colpite dalla crisi riguardo al lavoro ed aumenta così il divario economico. Secondo la ricerca Acri-Ipsos, nel 2020 il 27% del campione contro il 23% dell’anno precedente ha dichiarato di essere stato colpito (il 13% in maniera grave come la perdita del posto del lavoro o la mancanza di stipendio).

Da sottolineare che quasi un italiano su cinque non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 1.000 euro con risorse proprie. E se la spesa imprevista fosse di 10.000 euro, oltre la metà avrebbe problemi a sostenerla con mezzi propri. Esiste, insomma, una minoranza cospicua che si trova in una situazione ancor più complessa che in passato, sia per i consumi, che per le possibilità di risparmio. Sono coloro che stanno pagando la crisi attuale e le code della precedente, che rischiano di essere sempre più marginalizzati e vivono la situazione con crescente ansia, perché non intravedano vie d’uscita. L’accumulo di risparmi consentirebbe quindi all’82% di mettersi al riparo, con mezzi propri, da spese impreviste di 1.000 euro, ma se la spesa fosse di 10.000 euro potrebbe farvi fronte solo il 42% (dato in crescita di 8 punti percentuali rispetto a 3 anni fa).

In particolare, fa molta paura un nuovo blocco totale delle attività. Per il 30% degli italiani la “situazione economica personale/familiare non consente di affrontare un nuovo lockdown”. Si tratta, spiega il presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli, di una percentuale rilevante della popolazione “come si vede in questi giorni” a fronte di un 61% che si dice invece tranquillo. Secondo la ricerca comunque la preoccupazione principale (65%) è per il pericolo di contagio rispetto a un 25% che ha come timore la perdita del reddito del lavoro e dei risparmi. “Come sempre primum vivere”, spiega il presidente Ipsos Nando Pagnoncelli, che però precisa come  quel 30% sia frutto di una rilevazione “prima dell’ultimo Dpcm”. E’ in crescita “rispetto a settembre” e vedremo nella prossima rilevazione se “sarà in ulteriore crescita”.

Va detto che comunque c’è chi, nonostante tutto, si mantiene fiducioso. La crisi economica che stiamo attraversando è indubbiamente grave per la quasi totalità degli italiani (84%), anche se la fine sembrerebbe più vicina rispetto a quanto emerso in passato, probabilmente perché legata, da una parte, alla risoluzione dell’epidemia, con l’auspicabile arrivo del vaccino; dall’altra, al sostegno massiccio e concreto proveniente dall’Europa con il Recovery Fund, che rappresenta un fatto nuovo e, in un certo senso, quasi inatteso.

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