L’UE sta raccogliendo prove per aiuti illegali alle banche
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La questione riguarda i “deferred tax asset”, ovvero le attività fiscali differite o anche crediti di imposta.

L’Italia, la Grecia, il Portogallo e la Spagna includono tali asset nel capitale core. Il punto è che gli asset in questione non vengono però considerati dalla Bce come asset di “qualità elevata”.

Bruxelles starebbe dunque valutando l’eventualità di indagare sulla legalità o meno del modo in cui i governi garantirebbero tali asset. Tuttavia il punto è che, come scrive il quotidiano britannico, “un qualsiasi ritiro dei sostegni governativi a favore delle attività fiscali differite potrebbe indebolire in modo drammatico i cuscinetti di capitale di alcune banche, agitando lo spettro di un altro shock per gli istituti europei”.

“La Commissione europea sta al momento studiando le informazioni che ha richiesto agli stati membri per decidere se il caso meriti una indagine formale. Fonti vicine al procedimento hanno affermato che è in atto una ‘conversazione’ tra gli stati membri e le autorità di Bruxelles preposte alla concorrenza”.

La Grecia è una particolare preoccupazione per le autorità di regolamentazione, dal momento che gli asset fiscali differiti rappresentano qualcosa come il 30-40% del core capital Tier 1 delle principali banche del paese. In totale, i quattro paesi detengono attività fiscali differite come capitale core per un valore superiore ai 40 miliardi di euro nei loro sistemi bancari, stando ai dati che sono stati resi noti dalla Bce lo scorso ottobre.

Le attività fiscali differite vengono create nel momento in cui “le banche registrano perdite che, successivamente, possono compensare con i loro oneri fiscali. Stando alle regole sul capitale delle banche di Basilea III, tali asset non possono essere contabilizzati come capitale bona fide. Ma i quattro stati del Sud Europa li hanno classificati in modo da farli comparire (comunque) nel capitale core. Si sospettano (dunque) aiuti di stato illegali da parte di Madrid, Lisbona, Roma, Atene, a favore degli istituti di credito : questo, perchè nel caso in cui le banche collassassero, gli stati dovrebbero garantire anche il capitale composto dai crediti di imposta”.

La notizia è stata confermata dalla Commissione europea, che ha precisato di aver inviato lettere di chiarimenti a Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. E che ha aggiunto che per ora si tratta “solo una richiesta di informazioni”, e che dunque non è in corso una “istruttoria”.

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