Mediobanca, giochi fatti all’80 per cento. 
La presentazione delle liste dei candidati al consiglio di amministrazione di Mediobanca ha, di fatto, delineato l’80 per cento di quello che verrà definito dall’assemblea del prossimo 28 ottobre.
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La presentazione delle liste dei candidati al consiglio di amministrazione di Mediobanca ha, di fatto, delineato l’80 per cento di quello che verrà definito dall’assemblea del prossimo 28 ottobre. È già evidente la linea della continuità con il management che ha guidato la banca di Piazzetta Cuccia negli ultimi quindici anni. Saranno infatti rieletti sia il presidente Renato Pagliaro che l’amministratore delegato Alberto Nagel, che il direttore generale Francesco Saverio Vinci. 

Sono certi dell’elezione altri sei candidati iscritti nella lista del consiglio uscente (Cioli, Hortefeux, Penna, Pignatti Morano, Vilà Boix e Bonet). Sicuro anche il duo Sandro Panizza-Sabrina Pucci, in rappresentanza del primo azionista Delfin, che ha optato per una lista «non in concorrenza, ma a completamento di quella presentata dagli amministratori uscenti», come pure la rappresentante degli investitori istituzionali, Angela Gamba.

Il 28 ottobre il voto assembleare deciderà per il restante 20 per cento, premiando una delle tre liste presentate. Alla vincente andranno tre ulteriori rappresentanti. Se sarà Mediobanca a vincere, si andranno a sedere in consiglio Marco Giorgino, Mana Abedi e Maximo Ibarra. Se sarà Delfin, si accomoderanno Cristina Scocchia, Massimo Lapucci e Jean-Luc Biamonti. Difficile ipotizzare un exploit della terza lista, che parte dal 2,12 per cento dei voti. 

La presentazione delle liste consente anche una serie di approssimazioni. Delfin, che ha passato l’estate a scandagliare possibili candidature, anche per il tramite degli uffici dello studio Erede, non è riuscita a trovare candidati di spicco nel mondo bancario. Il rigido protocollo di Mediobanca rende infatti quasi inattaccabile il fortino di Piazzetta Cuccia. Se ne è appena avuta conferma. Ex manager bancari disoccupati quasi non se ne trovano e quei pochi individuati han preferito continuare ad attendere alle loro consuete attività.

Così le due poltrone sicure sono andate a Panizza e Pucci, che hanno un passato in comune nelle Assicurazioni Generali, il primo come risk officer, la seconda come consigliere indipendente, carica da cui si dimise nel gennaio 2022, dopo nove anni, subito dopo l’attacco portato da Francesco Gaetano Caltagirone a Philippe Donnet. Ricordarlo evidenzia un aspetto comune ad alcune delle attuali candidature: la provata fedeltà.

Panizza, tra i candidati di Delfin, è l’unico con un passato nel mondo bancario e anche questo è un segnale. Come lo è, ma stavolta di vicinanza a una parte del mercato, la candidatura presentata da alcuni investitori istituzionali che hanno indicato Angela Gamba, che fino a pochi giorni fa ha fattivamente contribuito alla compilazione della lista del consiglio uscente, ricoprendo il ruolo di lead independent director, in diretto contatto con il comitato nomine di Mediobanca.

Dall’assemblea è ora lecito aspettarsi ogni risultato. La scuderia Delfin parte da un potenziale aggregato di preferenze che varia tra il 32 e il 34 per cento del capitale sociale. Francesco Milleri, a capo della cassaforte degli eredi di Leonardo Del Vecchio, quanti altri investitori riuscirà a convincere? Il tema delle prossime settimane sarà questo. E sarà argomento comune con Alberto Nagel. Entrambi dovranno convincere gli investitori istituzionali a votare la loro lista. E quanti saranno i fondi internazionali a prendere posizione? E i fondi italiani con chi si schiereranno?

Intanto, Poste ha messo in portafoglio poco meno del 3 per cento di Mediobanca. Una quota pesante, se non ché la controllata pubblica, guidata da Matteo Del Fante, ha subito annunciato che non voterà il 28 ottobre. Una mossa che contribuisce a far comprendere come non tutto sia deciso e come, con il passare dei giorni, salga ancora la temperatura dalle parti di via Filodrammatici.

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