Mediobanca al lavoro sul nuovo patto

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Il prossimo rinnovo del consiglio di Mediobanca, con l’assemblea di bilancio di fine ottobre, rifletterà nuove regole del patto di sindacato che, per ora, resiste appena sopra la soglia del 30%. Fonti finanziarie, interpellate ieri dalle agenzie, confermano che sono in corso contatti tra i grandi soci di Piazzetta Cuccia per rimodellare il patto di sindacato in versione più “leggera” e iniziare a ripensare la governance, tema sul quale avranno voce in capitolo anche le raccomandazioni del vertice dell’istituto, l’ad Alberto Nagel e il presidente Renato Pagliaro. A riguardo i soci sindacati potrebbero essere convocati già prima della pausa estiva, e comunque entro settembre dato che le liste per il rinnovo del cda dovranno essere presentate almeno venti giorni prima dell’assemblea. In particolare, è ormai assodato che si vada verso lo smantellamento dei gruppi di azionisti che oggi nell’azionariato sindacato sono tre, con regole di prelazione all’interno dello stesso gruppo prima che a favore di tutti gli altri soci sindacati. Nella nuova formula non esisterà quindi più la distinzione tra il gruppo degli azionisti bancari – ridotto ormai a due soli componenti e cioè UniCredit (8,66% sindacato) e Mediolanum (3,38%) col 12,03% del capitale –, quello degli azionisti industriali – 16 soci con quote non superiori al 2% che complessivamente detengono il 12,02% del capitale–, e quello dei soci transalpini gruppo che, con l’uscita dal patto di Groupama, è rappresentato solo dalla Financière du Perguet di Vincent Bollorè col 6%. Questo comporterà che nel board di Mediobanca saranno maggiormente rappresentati gli azionisti con le singole partecipazioni più elevate e quindi, in primis, UniCredit e Bollorè, e a seguire Mediolanum. Fuori dal patto, un posto spetterà ancora alle Fondazioni, con la Fondazione Carisbo che detiene il 2,95% del capitale. E, ancora, un’adeguata rappresentanza dovrà essere assicurata al mercato, con il flottante che è ormai arrivato al 69,95% del capitale, di cui quasi il 30% in mano agli investitori esteri. Il numero dei consiglieri dovrebbe essere comunque ridimensionato (inizialmente senza cambiare lo statuto dai 23 attuali probabilmente a 17). Con la chiusura dell’esercizio, al 30 giugno, dovrebbe tenersi una riunione del patto presieduto da Angelo Casò e se i lavori non saranno ancora terminati, sarà quella l’occasione per fare il punto della situazione. La linea di andare verso un accordo più flessibile e meno vincoli per la disponibilità delle azioni avrebbe comunque già incontrato il favore di molti dei soci sindacati.

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