I motivi per cui gli investitori non vengono in Italia sono il fisco incerto e la giustizia lenta
prestazione occasionale

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E allora ecco una storia che gli investitori stranieri è meglio non leggano ma che è sicuramente istruttiva perché racconta di un confidi dell’Ascom che, dopo 20 anni, ha visto definitivamente evolversi a suo favore un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate.
Con la macchina del tempo torniamo alla metà degli anni ’90. In quel tempo, alle imprese associate all’Ascom il credito veniva garantito da un consorzio di garanzia che si chiamava Autofidi e che, negli anni successivi, attraverso trasformazioni e fusioni porterà il proprio contributo dapprima inTerfidi e, di recente, in Fidi Impresa & Turismo Veneto, un organismo che con i suoi 17 mila soci, 60 milioni di euro di patrimonio, garanzie in essere ed impegni pari a 230 milioni e oltre 10 mila linee di credito per 565 milioni di controvalore, è senz’altro uno degli attori principali nel panorama regionale dei confidi che operano a fianco delle organizzazioni imprenditoriali.
Ebbene, all’Autofidi dell’Ascom l’Agenzia delle Entrate non riconosceva il credito d’imposta risultante da operazioni che invece quel credito lo esigevano.
Il seguito della storia, seppur lunga, è piuttosto semplice e non diversa da quelle che tante imprese sono costrette ad affrontare quando ci si inerpica nella parete di sesto grado del contenzioso con le Entrate.
Per farla breve: alla cartella esattoriale inviata dall’Agenzia, Autofidi rispondeva con il ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale e poi Regionale. Non una, ma più volte, perché, nel frattempo, il tempo passava ma di rimborso nemmeno l’ombra fino a che – e questa è storia di questi giorni – la Commissione Tributaria Provinciale di Padova ha stabilito, oltre ogni ragionevole dubbio, che al confidi dell’Ascom spettano i 7 mila euro pretesi vent’anni prima e che, nel frattempo, sono lievitati del doppio: totale 14 mila euro!
Vittoria?
“Sotto un profilo squisitamente giuridico – commenta il direttore generale dell’Ascom, Federico Barbierato – direi proprio di sì. E’ la dimostrazione lampante che gli uffici dell’Ascom “non mollano l’osso” e questo, per le imprese che si affidano alla nostra assistenza in campo fiscale ma anche in tutti gli altri settori che si devono confrontare con le diverse amministrazioni, è una sorta di “medaglia” che ci appuntiamo con soddisfazione. Sotto il profilo della tempestività dell’incasso della cifra, qui siamo un po’ più prudenti. Ma anche fiduciosi che l’Agenzia non abbia intenzione di pagare ancora più interessi di quelli che vent’anni di duelli in punta di diritto tributario, si vede ora costretta a sborsare”.

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