Padoan invita i fondi sovrani a investire in Italia
Padoan: potenziamento Fondo Pmi stralciato da investment compact

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Negli incontri riservati di ieri con i rappresentanti di cinque importanti fondi sovrani, anche il ministro Dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha fatto ricorso alle slide tanto care al premier Matteo Renzi. Ai numeri uno delle casseforti di Kuwait, Cina, Singapore, Australia e Libia (il fondo Lia è tornato a farsi vedere in Italia) il ministro ha esposto, in 64 schede, numeri e stime a lungo termine di un’Italia ormai immessa in una fase di «implementazione» delle riforme approvate e di chiusura di quelle in discussione, «un programma tra i più ambiziosi in Europa».
Le prospettive sono importanti: il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo scenderà allo 0,8% nel 2017, mentre quello debito/pil, oggi al 133,1%, si ridurrà al 127,4% nel 2017 e al 120% nel 2019.
Progressi che sono legati alla ripresa generale ma anche alle riforme economiche – jobs act, banche popolari, processo civile telematico, legge fallimentare, sconti fiscali – e a quelle istituzionali, in particolar modo la legge elettorale e la riforma costituzionale. Fondamentali perché – è scritto nelle slide – «garantiscono stabilità politica e istituzionale», cioè un governo che duri 5 anni, che contribuisce a creare un clima migliore per gli investimenti. Per Padoan i dati di ieri sulla disoccupazione scesa all’11,9% e l’occupazione in crescita lo confermano: «Sono miglioramenti permanenti, frutto di scelte strutturali».
Nel suo intervento al settimo summit dei fondi sovrani (Ifwsf) organizzato a Milano dal Fondo strategico italiano (Fsi) guidato da Maurizio Tamagnini, Padoan ha spiegato che il governo «è impegnato ad aiutare gli investimenti in particolare di lungo termine nel Paese», sia nelle aziende private («siamo il quinto Paese manifatturiero al mondo e il secondo in Europa») sia nelle privatizzazioni. Il «primo passaggio chiave sarà l’ipo di Poste Italiane e il successivo quella di Enav».
Una spinta può arrivare anche dal piano Juncker da 300 miliardi di euro della Ue per le infrastrutture, «un’area in cui il matrimonio tra le prospettive di investimento pubblico e privato può avvenire ed è il benvenuto». «E la Cassa depositi e prestiti», ha rivendicato il presidente Claudio Costamagna, «intende giocare un ruolo importante nell’esecuzione di questo piano».
La risposta degli interlocutori internazionali c’è stata: il vice chairman e responsabile degli investimenti del fondo sovrano cinese Cic, Li Keping, ha detto che la Cina guarda a infrastrutture e privatizzazioni in accordo con «il partner locale (Fsi) che ci aiuta a capire il Paese».
E così si dichiarano attenti all’Italia i fondi di Singapore, Nigeria, Qatar, Abu Dhabi. «Perché non importa tanto che regole ti dai, l’importante è che siano stabili», dice Adrian Orr, a capo del fondo sovrano della Nuova Zelanda. «E in questo il discorso di Padoan è stato fantastico». Dalla reti energetiche, come Snam, alle ipotesi sulle tlc, la partita è aperta.

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1 commento

  • Alfredo ha detto:

    Certo che se continua a finanziare senza tenere conto dl merito creditizio, è chiaro che i risultati sono sempre più ……
    Chiaramente, poiché fa parte d gruppo Mediobanca, i controlli sono a zero…..
    Basta verificare sui dealer cosa finanziano.. Praticamente tutti… A noi agenti ci fanno il culo se sbagliamo….

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