Prestiti garantiti e contributi e fondo perduto: denunciati 51 imprenditori
Aiuti di Stato per l’emergenza Covid, ben 51 imprenditori individuati e denunciati per aver ricevuto senza averne diritto, o per aver utilizzato per finalità non consentite, oltre 1,5 milioni di euro di aiuti statali sotto forma di prestiti garantiti o contributi a fondo perduto.
guardia di finanza arresti

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Aiuti di Stato per l’emergenza Covid, ben 51 imprenditori individuati e denunciati per aver ricevuto senza averne diritto, o per aver utilizzato per finalità non consentite, oltre 1,5 milioni di euro di aiuti statali sotto forma di prestiti garantiti o contributi a fondo perduto. La denuncia è scattata dalle fiamme gialle del Comando provinciale di Treviso, che hanno concluso un ampio monitoraggio sulle attività economiche che hanno beneficiato di aiuti, stanziati dallo Stato per fronteggiare l’emergenza da Covid-19 e lo shock economico che questa ha causato, caratterizzato da una forte crisi di liquidità e dall’aumento dell’indebitamento delle imprese.

False autocertificazioni

Nei casi scoperti dalla Guardia di Finanza di Treviso, numerose imprese non avevano alcun diritto a ottenere i benefici ma, tramite false autocertificazioni od omissione di informazioni sulle reali condizioni economiche, sono riuscite a farsi erogare i finanziamenti; altre, pur avendone titolo, hanno utilizzato la liquidità ottenuta per finalità completamente estranee alle esigenze imprenditoriali.

Il “caso” delle 28 società

Tra le numerose violazioni accertate, il caso più frequente è quello riscontrato in 28 società che, al momento della presentazione della domanda di finanziamento, hanno dichiarato di non avere perdite pregresse, non dipendenti dall’emergenza Covid-19, mentre, in realtà, si trovavano già in stato di difficoltà: hanno ottenuto indebitamente prestiti per 780.000 euro, che lo Stato, nella sua veste di garante, si troverà costretto a restituire nell’ipotesi, non remota, in cui le imprese non siano in grado di farlo.

Per una di queste società, non appena ottenuto il finanziamento garantito, si è resa necessaria la liquidazione volontaria. Diversi, poi, i casi di utilizzo di dichiarazioni o documenti falsi, come quello di tre società ‘cartiere’, inserite in un meccanismo di emissione di fatture false, che hanno ottenuto prestiti garantiti per 129.000 euro e hanno richiesto una ulteriore erogazione di 400.000 euro, bloccata grazie alla tempestiva segnalazione al mediocredito centrale, organismo che garantisce, per conto dello Stato, i finanziamenti.

Attività mai esercitata

E ancora: uno dei denunciati ha presentato dati completamente falsi sulla sua attività, di fatto mai esercitata; un altro ha presentato la domanda per ottenere gli aiuti indicando una partita Iva inesistente, riuscendo comunque a ottenere liquidità per 11.500 euro. Ingegnosa, infine, la ‘riesumazione’ di una società inattiva da cinque anni, che ha ottenuto un ristoro di 4.000 euro perché penalizzata dalla crisi economica dovuta alla pandemia.

Annullate tutte le fatture emesse all’inizio del 2020

Alcuni imprenditori, poi, al fine di ottenere il contributo a fondo perduto, parametrato al calo del fatturato nei primi mesi del 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, hanno ben pensato di annullare tutte le fatture emesse all’inizio del 2020, differendole ai mesi successivi. Non mancano i casi di utilizzo delle somme ottenute per finalità personali. Tra queste l’acquisto di autovetture e costosi telefoni cellulari, passando per l’investimento in azioni altamente speculative; diversi denunciati, poi, hanno bonificato somme a propri familiari, che le hanno a loro volta utilizzate per spese personali.

Somma utilizzata per effettuare scommesse

Singolare la vicenda di un imprenditore, a suo dire affetto da ludopatia, che ha beneficiato di un finanziamento garantito dallo Stato per 25.000 euro e, subito dopo l’accredito, ha utilizzato l’intera somma per effettuare scommesse su piattaforme di gioco online. Un cinese, infine, non appena ottenuto il contributo, lo ha dirottato su conti correnti accesi presso banche del suo paese di origine.

Informata la procura di Treviso per 51 imprenditori, affinché possa valutare la rilevanza penale delle condotte scoperte dalle Fiamme Gialle. Altri 15 imprenditori, responsabili di irregolarità di minore gravità o che hanno ricevuto somme inferiori ai 4.000 euro, segnalati per l’irrogazione di una sanzione amministrativa. Informato il Mediocredito Centrale, per l’attivazione delle procedure di revoca della garanzia.

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