Processo Thyssen, il manager Hespenhahn entra in carcere
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«Ora dopo 5726 giorni il signor Harald Espenhahn dopo tanto correre, scappare dalla giustizia ha varcato la soglia del carcere. Non è un risarcimento, non è vendetta e solamente l’unico epilogo che si sarebbe già dovuto compiere da tempo e che è stato solo rimandato».

Lo scrive su Facebook Antonio Boccuzzi, l’operaio della Thyssenkrupp di Torino sopravvissuto alla strage del 6 dicembre 2007 nella quale hanno perso la vita 7 persone, poi divenuto anche parlamentare.

Dalla Germania arriva infatti la notizia che Harald Espenhahn sarebbe entrato in carcere per iniziare a scontare la sua pena (ridimensionata a 5 anni, pena massima in Germania per il reato contestato). Non si esclude però che possa scontarla in regime di semilibertà, in carcere di notte e fuori di giorno.

«Certo, quei 5 anni saranno ulteriormente ridimensionati, lo sappiamo e non ci facciamo strane o vane illusioni, ma un passo è stato compiuto e questo non ce lo porta via nessuno», scrive Boccuzzi su Facebook, ricostruendo la vicenda: «Il 13 maggio 2016 si è chiuso in Cassazione il processo Thyssen. Tutti condannati gli imputati. Solo gli italiani però varcano la soglia del carcere il mattino successivo alla sentenza. I tedeschi continuano a fare quello che facevano prima, come nulla fosse; più forti della giustizia e dello Stato in cui sembrava giustizia si fosse compiuta».

E aggiunge: «Quello che non passa sono rabbia e dolore per una ferita che non si rimarginerà mai ma che potrebbe fare un po’ meno male se tutti gli imputati, tedeschi compresi, scontassero la loro pena».

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