QQE con controllo della curva dei rendimenti
Da FXCM una nuova tecnologia  di market making sui CFD sugli indici azionari

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Questa la modifica al piano di quantitative easing che la Bank of Japan ci ha comunicato nelle prime ore di questa giornata e che ha prodotto effetti di importanti riprese sui listini asiatici, con uno yen venduto a finanziamento di questi acquisti di rischio una volta che il mercato ha digerito lo “scampato pericolo”, rappresentato da un mancato attivismo da parte dell’istituto centrale. Durante l’ultima riunione le modifiche al piano di QQE sono state marginali, con un incremento degli acquisti di ETF da 3.3 trilioni di yen a 6 trilioni, il che ha prodotto significativi incrementi di valore dello yen a seguito di quella che è stata valutata come una decisione non sufficiente per raggiungere i target di politica monetaria fissati dalla BoJ (inflazione al 2%). Cerchiamo di capire cosa è andato (o andrà) a cambiare. Innanzitutto, occorre prendere atto del fatto che lo studio relativo agli effetti del QQE sull’economia nipponica sostiene l’efficacia, a livello di controllo sulla curva dei tassi, della combinazione di tassi negativi e di acquisti di bond statali, con il Paese che è uscito dalla deflazione (il che fa seguito a quanto dichiarato da Abe ad inizio anno) e con tassi a lungo termine che si stanno mantenendo schiacciati. In secondo luogo, dobbiamo concentrarci subito sulla decisione, presa non all’unanimità ma con 7 voti favorevoli e 2 contrari, di introdurre il controllo della curva dei tassi, andando a ragionare su due livelli: controllo dei tassi di breve periodo, tramite l’applicazione di tassi negativi sui depositi delle banche commerciali e controllo dei tassi di lungo periodo tramite acquisti di bond statali (per mantenere i tassi a 10 anni intorno allo 0%). Per quanto riguarda questi acquisti, già in atto dal lancio del QQE, attualmente non sono state modificate le quantità previste (che rimangono a 80 trilioni di yen annui) ma è stato rimosso il paletto della maturity media (prima tra 7 e 12 anni), mossa necessaria al fine di poter agire su eventuali incrementi delle quantità acquistate durante i prossimi mesi. La reazione dei mercati, come accennato in precedenza, non si è fatta attendere ed è da considerarsi frutto di aspettative circa ulteriori interventi da parte della BoJ al fine di raggiungere gli obiettivi visti. La reazione principale si è verificata sui listini azionari, con il Nikkei in rimbalzo da area 16.350 ad oltre 16.800 e con lo yen venduto a finanziamento degli acquisti di rischio. Uno yen che inizialmente ha tentato dei rafforzamenti (sulla decisione comunicata di non aver modificato i tassi) che hanno però lasciato spazio a vendite quando il mercato ha compreso che, prospetticamente, la BoJ potrebbe iniettare ulteriore liquidità.

La reazione dei listini va di pari passo con quanto visto in America nel corso degli ultimi mesi e conferma come le borse, attualmente, siano guidate da flussi di capitale in entrata o in uscita a seconda della attese sulle future mosse di politica monetaria. Tutto ciò che vede il mantenimento di tassi bassi o l’implementazione di politiche monetarie espansive è a favore di risalite di borsa, tutto ciò che fa pensare ad irrigidimenti della politica monetaria, è contrario. Prese di profitto, non risk off. Se fosse stata una situazione di risk off, avremmo avuto all’appello UsdJpy in potenziale discesa in quanto lo yen avrebbe presumibilmente agito da valuta rifugio, oltre che l’oro, il quale ha invece continuato ad essere lievemente venduto.

 

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