Se qualcosa in Italia non manca è lo spirito imprenditoriale
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Lo dimostra la quantità di piccole imprese che pullulano nella penisola. Casomai sono meno numerosi gli imprenditori che pensano a un futuro radicalmente diverso dal passato. Accostandosi ai modelli dell’innovazione generata dalle startup che si sono sviluppati altrove, come ovviamente a Silicon Valley, Israele, Londra, Berlino, l’Italia si è scoperta in ritardo.

Nei paesi dotati di infrastrutture digitali adeguate, dove esiste una tradizione di venture capital, nei territori che possono contare su una sinergica e sistematica relazione tra la ricerca scientifica e l’impresa, dove le grandi aziende sono numerose, sono cresciute anche queste strane aziende: le startup nascono senza un fatturato e spesso senza un prodotto, sviluppano la loro innovazione contando sulla finanza o sul procurement pubblico e seguono in modo codificato un percorso che le porta, quando va bene, a crescere per andare in borsa o per essere acquisite.

Quando va male, invece, sono scuole di vita che arricchiscono i fondatori di un’esperienza che il contesto riconosce. In Italia serviva tutto questo: e a modo suo il paese ha intrapreso entusiasticamente anche questa strada imprenditoriale, ma in un contesto impervio fino al 2012 e poi maturato, anche se a una velocità non superiore a quella consentita dalla storia. Sicché la via italiana alle neoimprese innovative non potrà che essere originale, come il carattere dell’economia locale.

Le oltre 5mila startup registrate dopo il 2012 dimostrano un dinamismo che va riconosciuto, anche per i loro 20mila occupati. Ma vanno apprezzate anche le imprese che innovano trovando a modo loro ciò che il contesto non offre: pensando al fatturato più che alla finanza, generando capitale umano e dimostrando di saper vincere battaglie tecnologiche significative. L’impatto di questa riqualificazione dello spirito imprenditoriale è profondo. Le nuove imprese tecnologicamente avvertite insegnano l’urgenza di innovare senza chiedere il permesso: danno grandi “Lezioni di futuro”.

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