Riforma PA contro gli assenteisti, previsti licenziamenti “smart”
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Dopo un anno dalla sua approvazione oggi si discuterà dell’attuazione dell’attesa Riforma Pa. Previsti licenziamenti “smart” per gli assenteisti.

L’approvazione definitiva riguardante la normativa sull’assenteismo sul posto di lavoro, per i dipendenti statali della Pubblica Amministrazione, è infatti prevista oggi, in sede del Consiglio dei Ministri. La revisione del pacchetto attuativo nasce dalla necessità di inserire Regioni e Comuni nel piano di regolamentazione, al fine di rendere più coerente e agevole l’applicazione delle norme.

Gli ormai noti “furbetti del cartellino” avranno a che fare con un piano chiaro e determinante: in primo piano le sospensioni e licenziamenti, ritmati da una serie di scadenze che non lasciano spazio a nessun dubbio.

Riforma della Pubblica Amministrazione: licenziamenti e sospensioni “sprint”

Una riforma che nasce con il preciso scopo di contrastare il fenomeno dell’assenteismo che, soprattutto nell’ultimo anno, ha fatto discutere e non poco. Il pacchetto attuativo Madia inserisce una serie di scadenze e norme da applicare in caso di non assolvimento del proprio obbligo di lavoro. Le novità riguardano soprattutto l’assenteismo ingiustificato, a partire da un minimo di tre giorni.

Festività prolungate e ponti fra tutti, le motivazioni di assenteismo – senza oggettiva certificazione per motivazioni gravi – non saranno più contemplate.

False attestazioni e scadenze

Un punto rilevante è rappresentato dalle false attestazioni, ovvero dichiarazioni di motivazioni false per giustificare la propria assenza a lavoro. C’è chi va a fare la spesa, chi va al mare, chi sta semplicemente a casa. Con la Riforma Pa la falsa attestazione sarà estesa a qualunque atto fraudolento nato con lo scopo di occultare la propria assenza sul luogo e agli orari di lavoro previsti. In caso di false attestazioni verrà immediatamente avviata la procedura della sospensione e l’avvio del licenziamento del dipendente. 48 sono le ore entro le quali è obbligatorio, per il responsabile dell’Ente o per il Capo d’ufficio dei provvedimenti disciplinari, denunciare il fatto alle autorità competenti.

Il dipendente accusato d’assenteismo riceverà entro 15 giorni dall’avvenuta sospensione una lettera di contestazione e avrà l’obbligo di recarsi presso l’ufficio dei provvedimenti disciplinari. Entro cinque giorni dalla data di convocazione avrà il diritto di presentare un rinvio, previa certificazione per impedimenti “gravi, oggettivi o assoluti”. Trascorsi i 15 giorni il procedimento dovrà chiudersi, in previsione del licenziamento entro i 30 giorni previsti dal decreto attuativo.

E se i dipendenti statali rischiano sospensioni e licenziamenti, lo stesso si può dire per i dirigenti che non assolvono all’obbligo di denunciare i fenomeni d’assenteismo. Anche i dirigenti degli Enti pubblici, infatti, dovranno necessariamente comunicare i fatti di assenteismo o falsa attestazione nel momento in cui ne vengono a conoscenza, pena il sollevamento dall’incarico.

Insomma, la Riforma Pa annuncia un chiaro ammonimento: chi non vuole lavorare non lavorerà. In un Paese dove la disoccupazione e il numero dei giovani in cerca di lavoro sono così alti, non ci si può certo permettere di retribuire chi ha un lavoro e non vuole lavorare.

 

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