Roberto Vavassori è il nuovo presidente di A. N. F. I. A. Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica 
Roberto Vavassori, attuale responsabile delle relazioni istituzionali della Brembo, è il nuovo presidente dell'Anfia, l'associazione di rappresentanza della filiera automobilistica italiana.
Roberto Vavassori è il nuovo presidente di A. N. F. I. A. Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica 

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Roberto Vavassori, attuale responsabile delle relazioni istituzionali della Brembo, è il nuovo presidente dell’Anfia, l’associazione di rappresentanza della filiera automobilistica italiana. Il top manager, elettro dall’assemblea generale, resterà in carica per quattro anni e sarà affiancato da tre vicepresidenti: Marco Stella per i componentisti, Umberto Tossini per i costruttori e Silvio Angori per Design & Engineering. Vavassori succede a Paolo Scudieri, che ha retto l’organizzazione durante un quadriennio denso di problematiche come la pandemia di Covid, la carenza dei componenti e il conflitto in Ucraina.

Eccesso di norme, le imprese soffocano. Proprio Scudieri, nel suo discorso di commiato, ha sottolineato quanto siano stati “complessi” gli ultimi anni e quanto “inimmaginabili” siano state le sfide affrontate dalla filiera italiana, a partire “dall’irrazionale” bando dei motori endotermici. “Il nostro futuro come filiera e come sistema Paese merita e necessita di forze e attenzioni straordinarie”, ha quindi sottolineato Scudieri, rivolgendo un ringraziamento al ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, “per l’attenzione che sta mettendo nel suo mandato, che favorirà nuove opportunità produttive e darà smalto al comparto”. Vavassori, intervenuto subito dopo, ha posto soprattutto l’accento sull’attività legislativa europea, che “non sta producendo norme competitive” e non consente alle imprese di “giocare ad armi pari con l’America e la Cina. Lo dico da cittadino europeo, che fatica a comprendere l’attuale bulimia regolatoria della quale la Commissione e l’Europarlamento sono preda: cara Europa fermati un momento, time-out, fai respirare le aziende e torna ad ascoltare imprese e cittadini”, ha avvertito Vavassori. “Oggi stiamo soffocando in una valanga di nuove prescrizioni che non aiutano a renderci più competitivi e più sostenibili in senso ampio, ma anzi il contrario”. 

Serve maggior dialogo. Al contrario, per il neo presidente serve “un nuovo metodo di lavoro improntato su un dialogo aperto e leale tra industria e politica, basato su evidenze oggettive e capace di superare l’attuale sterile e puerile tribalismo: la tribù del motore endotermico contro quella del motore elettrico, la tribù delle rinnovabili contro ogni altro vettore energetico alternativo. E così via”. In altre parole, “la razionalità deve tornare a giocare un ruolo fondamentale nella nostra filiera”, sottolinea ancora Vavassori, affrontando poi un altro tema caldo per l’industria italiana dell’auto: “Accoglieremmo con grande favore la previsione di un serio accordo per la transizione e il rilancio industriale della filiera automotive, definito dal governo con la ferma e convinta collaborazione dei diversi ministeri coinvolti e coordinato nella sua esecuzione dal ministero delle Imprese e del made in Italy, e dal ministro Urso”. Del resto, l’Anfia punta a porsi come “interlocutore stabile e privilegiato del governo, capace di fornire una bussola industriale e le indicazioni tecnologiche per disegnare la mappa della transizione ecologica che oggi ancora manca. Siamo determinati a fare squadra con i territori e con i rappresentanti dei lavoratori. Abbiamo di fronte a noi una sfida complessiva formidabile, che solo insieme possiamo affrontare”.

Urso: “Contrastare il declino produttivo”. L’appello è stato ovviamente accolto dalle istituzioni, rappresentate innanzitutto proprio da Urso, che ha parlato di un “dialogo cruciale” con l’Anfia, aggiungendo: “una buona politica industriale dipende da una saggia politica nel settore dell’automotive”. Del resto, il ministro è tornato a lanciare l’allarme non solo sulle conseguenze delle decisioni dell’Ue su 2035 (presa in “totale spregio delle esigenze industriali”) o delle proposte per l’Euro 7 (“irrealizzabile”), ma anche sul declino delle produzioni italiane: “La progressiva contrazione dei volumi produttivi costituisce una seria minaccia alla tenuta dell’economia. Abbiamo davanti a noi un declino – accelerato negli ultimi dieci anni – che dobbiamo contrastare per invertire la rotta”. A tal fine servono serve nuovi incentivi per evitare, come accade oggi, che le agevolazioni riguardino l’80% veicoli prodotti all’estero e anche accordi con il gruppo Stellantis per garantire la “salvaguardia di investimenti, occupazione, ricerca e ingegneria”. L’impegno è “creare insieme a regioni e sindacati e prima della pausa estiva un sistema Italia dell’automotive che possa dispiegare al meglio i nuovi indirizzi politici, sia dal lato della domanda, sia dal lato dell’offerta”. All’assemblea ha partecipato anche il sottosegretario Massimo Bitonci, che si è soffermato innanzitutto sugli incentivi, ribadendo l’intenzione dell’esecutivo Meloni di procedere con una “revisione complessiva del sistema” di agevolazioni. Il politico ha aperto alla possibilità di una rimodulazione che intervenga, come in passato, sull’usato e consenta di svecchiare il parco circolante grazie all’”endotermico di ultima generazione”. 

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