Sarà l’Italia a pagare il prezzo più alto post Covid secondo il Fondo Monetario Internazionale
La crisi che sarà determinata dalla pandemia di Covid-19 sarà peggiore di quella del 2008.
A causa dei tassi bassi diversi gruppi assicurativi del ramo vita rischiano di risultare insolvibili

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La crisi che sarà determinata dalla pandemia di Covid-19 sarà peggiore di quella del 2008. Il Pil quest’anno potrebbe crollare a -9,1% per poi registrare un limitato rimbalzo nel 2021 a +4,8%. E – visto che le cattive notizie non arrivano mai da sole – fra le grandi economie mondiali l’Italia è il Paese che potrebbe pagare il prezzo più alto di tutti.

Questa  la stima formulata dal Fondo monetario internazionale nel World economic outlook (Weo), in cui peggiora di oltre 9 punti la previsione formulata appena tre mesi fa (per l’Italia una crescita dello 0,5%). La pandemia di coronavirus si abbatterà con tutta la sua forza sull’intera economia mondiale, avverte l’organismo internazionale: quest’anno il Pil globale diminuirà del 3%, un risultato molto peggiore di quello della crisi del 2008. 

“Il mondo è cambiato drammaticamente in tre mesi, dalla pubblicazione del nostro ultimo World economic outlook” ha scritto la nuova capo economista dell’Fmi, Gita Gopinath (nella foto). Parole che suonano come un’ammissione di impotenza di fronte ad una crisi che ha colto di sorpresa l’intero pianeta.  Gopinath parla senza mezzi termini di una crisi che non è come le altre e provocherà uno shock più grande, sulla cui durata e intensità regna la massima incertezza, “come in una guerra”, ha affermato Gopinath.  E una delle chiavi del disastro è il fatto che, mentre in  una crisi normale si stimola la domanda, oggi la crisi è dovuta in larga parte proprio alle misure di contenimento, “per questo stimolare l’attività può essere arduo o per molti settori indesiderabile”.

Tra le vittime eccellenti, gli Stati Uniti, che quest’anno saranno il Paese con il più pesante deficit-Pil , rispetto alle maggiori economie globali, a riflesso dei costi delle misure di bilancio messe in campo contro la pandemia. Secondo il Fmi, il disavanzo-Pil statunitense balzerà al 15,4% nel 2020, mentre scorso anno si era attestato al 5,8%. In prospettiva sarà il valore più elevato tra i Paesi elencati in una tabella contenuta nel Fiscal Monitor.  Rilevante anche il deficit del Canada, che secondo il Fmi raggiungerà l’11,8% del Pil. E anche in Cina balzerà a un valore a due cifre: 11,2% dal 6,4% del 2019. In Giappone il deficit toccherà il 7,1% del Pil.

E l’Europa? Il Fondo monetario internazionale  prevede un calo medio del -7,5%, con una caduta ancora più forte per  l’Italia (-9,1%).  Anche in questo caso, secondo il  World Economic Outlook primaverile Fmi, sono previste consistenti riprese nel 2021, stimate nel +4,7% per l’Eurozona e in un decimale in più, +4,8%, per l’Italia.

La perdita del Pil prevista per quest’anno sarà la maggiore tra i grandi Paesi europei, con la Spagna accreditata di un -8%, la Francia di un -7,2% e la Germania del -7%. Per l’anno prossimo il rimbalzo italiano, stimato come detto al +4,8%, sarà inferiore a quello della sola Germania (+5,2%) ma superiore a Francia (+4,5%) e Spagna (+4,3%).

L’anno in corso vedrà, secondo gli economisti del Fondo, anche un forte aumento della disoccupazione, sia in Italia, dove salirà al 12,7% della forza lavoro (rispetto al 10% registrato nel 2019), sia nell’intera Eurozona dove salirà dal 7,7% al 10,4%. La dinamica dovrebbe, o forse potrebbe, essere riassorbita l’anno prossimo con un tasso di disoccupazione stimato al 10,5% in Italia e all’8,9% nell’Eurozona.

L’inflazione in Italia è prevista allo 0,2% quest’anno e allo 0,7% il prossimo, mentre l’attivo delle partite correnti, alimentato dall’export italiano, resterà sempre su livelli alti, rispettivamente al 3,1% e al 3% del Pil.

“C’è un’estrema incertezza sulla previsione di crescita globale” si legge nel Weo. “La ricaduta economica dipende da fattori che interagiscono in modi difficili da prevedere, incluso il percorso della pandemia, l’intensità e l’efficacia degli sforzi di contenimento, l’entità delle interruzioni dell’offerta, le ripercussioni del drastico inasprimento condizioni del mercato finanziario globale, i cambiamenti dei modelli di spesa, i cambiamenti comportamentali (come evitare le persone nei centri commerciali e nei trasporti pubblici), gli effetti di fiducia e i prezzi volatili delle materie prime. Molti Paesi affrontano una crisi a più livelli che comprende uno shock per la salute, perturbazioni economiche interne, crollo della domanda esterna, inversioni dei flussi di capitale e un crollo dei prezzi delle materie prime”.

Secondo il Fondo Monetario, insomma, “prevalgono i rischi di un risultato peggiore”.  Covid, insomma, resterà nella storia per i suoi effetti devastanti non solo sulla salute delle persone, ma anche su quelle dell’economia mondiale. Non è davvero una bella notizia, ma bisogna pur darla.

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