Se la politica e il sindacato non limiteranno il potere burocratico non ci sarà mai cambiamento nè sviluppo

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moliseIl ragno (ovvero la burocrazia) tesse la tela imbrigliando la preda che gli interessa, le vittime preferite sono le pubbliche amministrazioni. Il Comune di Campobasso e la Regione Molise ne sanno qualcosa essendo l’uno e l’altra la dimostrazione pratica della capacità d’imbrigliamento della tela tessuta dal ragno (la burocrazia). L’uno e l’altra sono sostanzialmente due amministrazioni pubbliche imbrigliate, che vanno a rilento, con un carico di problemi irrisolti e le forze sociali (Cgil, Cisl e Uil) a sgolarsi nel tentativo di rimuoverli, affrontarli e risolverli. A ben considerare, anche le forze sociali sono, seppure indirettamente, anch’esse imbrigliate dalla burocrazia verso cui non hanno mai saputo prevalere né modificare il proprio atteggiamento, anzi qualche volta l’hanno finanche difesa. C’è da puntualizzare che nel caso che diciamo, ovvero la mancata ennesima risposta della Regione alle sollecitazioni dei sindacati ad aprire e a impiantare un tavolo stabile di confronto per uscire dal vago sulle questioni impellenti che riguardano lo sviluppo e l’economia, la burocrazia entra meno di quanto entri la politica. Entrano la presidenza e la giunta regionale e, di riflesso il consiglio regionale nel ruolo di tappezzeria, che agli appelli sindacali oppongono il silenzio. E ha poco da strepitare Tecla Boccardo dalla Uil dinanzi alla ostinata indifferenza dei suoi ricercati interlocutori. Il sospetto che meglio si adatta a questa che ormai ha assunto il carattere della pantomina tra la Regione Molise e il sistema sociale è che sia Toma sia la Giunta sia il consiglio regionale sono nella impossibilità di esporsi e di manifestarsi mancandogli l’assistenza dell’apparato burocratico, la dotazione di idee, di progetti e di proposte. Come la si giri e la si volti è la burocrazia l’asse della ruota. Gli amministratori saranno anche insufficienti e inefficienti, ma la burocrazia molisana lo è certamente di più. E fintanto la Regione sarà condizionata al suo interno dall’apparato burocratico, i sindacati rimarranno alla porta di Toma in attesa dell’apertura del tavolo di confronto, in attesa di esplicare il loro progetto dinamico sulla Gam di Boiano, sullo Zuccherificio di Guglionesi, sulla Itr di Pettoranello, sull’area di crisi industriale complessa (Boiano-Isernia-Venafro), sul Patto per lo sviluppo del Molise, sul piano regionale del trasporto su cui, a esempio, sarebbe interessante si pronunciassero sulla costruenda metropolitana leggera Matrice-Campobasso- Boiano. Con l’estate in atto, le ferie, le dilazioni, gli impegni mondani del presidente e tutto l’ambaradan che lo circonda, i sindacati (e il Molise) arriveranno di nuovo all’autunno con le pive nel sacco. Un consiglio: si decidessero a qualcosa di più consistente nella affermazione del loro ruolo e della loro incidenza propositiva. Passassero a vie di fatto: sciopero generale contro l’ignavia istituzionale. Ciò che diciamo per la Regione vale, sebbene su scala ridotta, anche per il Comune di Campobasso verso cui, però, le forze sociali mostrano scarso interesse non avendo mai inserito il mancato ruolo direzionale della città nella loro personalissima agenda. Eppure ne avrebbero motivo. A cominciare dalla costruzione della sede unica regionale (per sostenere il comparto delle costruzioni, per eliminare la diaspora degli assessorati sul territorio), dalla rivalutazione delle strutture del già centro fieristico di Selvapiana, dalla accelerazione delle infrastrutture di servizio (il terminale delle autocorriere) e delle infrastrutture viarie (il completamento della tangenziale Nord), per finire alla emergente, concreta, possibilità di vedere Campobasso assegnatario del finanziamento dei progetti che il sindaco Gravina ha portato a Roma, al ministero dell’economia, progetti per la prima volta strutturali: della mobilità e dei parcheggi (a prevalente uso del centro storico), e del collegamento viario della Frazione di S. Stefano con la Fondo Valle Rivolo. Anche per il capoluogo il nodo gordiano da sciogliere è l’apparato burocratico. Il già sindaco Battista ha pagato pedaggio ben oltre lo scollamento della maggioranza di centrosinistra. Il sindaco Gravina ha il vantaggio di essere stato oppositore e critico di quell’apparato non avendo avuta alcuna ragione utile per tenerselo amico (altri, invece, anche connivente), né ha ragione alcuna di molcirlo dallo scanno più alto della maggioranza. Qualcosa potrà cambiare nella gestione municipale, nella gestione del territorio, nella razionalizzazione dei servizi, nella manutenzione ordinaria e nella scalata alla crescita della città se eviterà di cadere nella ragnatela di Palazzo san Giorgio e di rimanerne impigliato. Avesse anche i sindacati al suo fìanco, gli sarebbe meno difficile.

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