Selezionare un Consulente Creditizio non è mai stata una cosa semplice
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La recessione e la nuova più stringente Regolamentazione più attenta alla tutela della clientela hanno reso il tutto ancora più difficile.

La crisi del 2008 ha portato ad una sensibile riduzione delle provvigioni per chi opera nel settore della consulenza creditizia e l’istituzione di un Organo di Vigilanza e di regole operative più chiare, hanno portato molti consulenti, anche bravi e che magari operavano nel settore anche da anni, ad abbandonare il campo a causa della loro incapacità di adattarsi alla nuova modalità di lavoro.

La caduta del numero dei consulenti sul territorio ha reso l’attività di recruiting ancora più difficile, proprio perché spesso si fa fatica a trovare bravi consulenti da inserire nelle proprie realtà, causando talora delle vere e proprie “guerre” sul campo fra competitors.

Diverse società in questi ultimi anni hanno deciso di puntare ai giovani, spesso assumendo consulenti che, se da un lato, grazie alla carenza di esperienza nel settore dei finanziamenti, sono risultati privi di preconcetti riguardo a questo tipo di professione, dall’altro avevano spesso con un’idea piuttosto parziale, e a volte anche errata, delle regole di questo mercato.

A ciò, si sono aggiunte anche le scelte di alcune società di formazione specializzate nella vendita di corsi di preparazione all’esame OAM, che hanno praticato una politica di sconti sui programmi formativi, dando l’impressione che chiunque possa diventare un consulente creditizio di successo facilmente.

Tanto che si registra sul mercato un tasso abbastanza elevato dei giovani che provano questa professione e poi decidono di fare altre scelte lavorative.

A nostro avviso le sfide potrebbero essere le seguenti:

  • Chi investe per reclutare si trova a competere con altre realtà per lo stesso candidato.
  • Il business per i consulenti creditizi oggi c’è, le reti hanno più o meno gli stessi prodotti, quali sono le vere leve per spingere un consulente a cambiare “casacca”?
  • A meno che un consulente creditizio sia intenzionato a cambiare società al 100%, chi intende reclutare deve essere consapevole che l’attuale datore di lavoro farà il possibile per tenere il consulente proponendogli un contratto più vantaggioso perché sa quanto oggi sia difficile scendere nell’arena del reclutamento.

L’attuale contesto di mercato più regolamentato, pur avendo riportato la situazione mutui ai livelli vicini al 2008, ha reso la professione del consulente creditizio più sfidante richiedendo anche una maggiore formazione. Anche per il Consulente Creditizio essere bravo ed appetibile oggi non è cosa facile.

Oltre alle capacità di vendita, di organizzazione del proprio lavoro, è sempre più importante per potersi distinguere dalla massa dei tanti consulenti creditizi impegnarsi in una formazione seria e continua.

Formazione, quantomeno nell’accezione in cui noi la intendiamo – cioè una sorta di maturazione delle capacità, facoltà, competenze a seguito di studio o apprendimento esperienziale – è una delle parole più usate in qualsiasi campo scientifico. A volte anche abusata, tant’è che si cerca di dare concretezza al significato di essa con diverse azioni: la misurazione della formazione, i ritorni dell’investimento in formazione, il valore della formazione, il tutto sempre espresso in termini economici.

In realtà con la sintetica parola “formazione” si intende un processo molto lungo, consapevole, volontario, intenzionale, che coinvolgendo l’individuo lo mette al centro di uno studio, di una ricerca che genera apprendimenti dei quali esso ne fa esperienza.

Una volta compiuto questo percorso, le attività svolte dall’individuo si trasformano in facoltà e capacità acquisite. Queste se esercitate, se osservabili e riconoscibili, diventano “competenze”.

In buona sostanza, acquisendo competenze la persona cambia il suo atteggiamento con il mondo esterno e tutto questo processo si trasforma in crescita ontologica ed etologica: della persona e della specie.

E’ evidente che questo processo non può essere una mera lezione su una qualsiasi materia ma implica un forte coinvolgimento emotivo, una ferma volontà di capire, il piacere della crescita.

Dall’altra parte ci deve essere però un formatore preparato, con una grande didattica per affrontare il “corpo a corpo” con il discente, che oltre alle informazioni trasmetta l’entusiasmo, la volontà, la metodologia, l’amore. In un’unica parola la passione infondendola nei discepoli, perché è la passione che genera il talento, non il genio.

Questa è Formazione, tutto il resto è un processo nozionistico fine a se stesso.

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