Si è svolta nell’ambito di HEROES la tavola rotonda “Creating Shared Value”
Chi sono le pmi innovative?

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La discussione è stata aperta da Paolo Di Cesare, Co-founder e Co-director di Nativa, con una presentazione  delle B Corp, ovvero le aziende del futuro, in parte già attive nel presente. “Si tratta di aziende a scopo di lucro ma con un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente, a metà strada tra le for profit e le no profit. È corretto – ha chiarito Di Cesare – definirle for benefit”. Attualmente solo 2000 aziende hanno ottenuto la certificazione B Corp, su più di 40.000 richiedenti. L’Italia è l’unico paese oltre agli Stati Uniti a proporre questa certificazione. Tra le altre, in Italia abbiamo Croqqer e la nota Change.Org.

 

L’introduzione del panel è stata preceduta da Hans Jørgen Wiberg, che ha presentato la sua BeMyEyes, un’app che permette ai non vedenti di usufruire dell’aiuto di volontari per alcune attività che da soli non potrebbero svolgere.

 

Se BeMyEyes è un esempio di indubbia utilità sociale, Francesca Natali, Managing Partner di Zernike Meta Ventures dimostra come sia “possibile conciliare le esigenze degli investitori di fare profitto e degli enti pubblici di intervenire a supporto del sociale”. A questo proposito Roberto Panzarani, Advisor Prioritalia sui temi della Social Innovation, ha chiarito come sia “urgente l’esigenza di superare le logiche della divisione e creare collaborazione”.

 

Da una precedente dichiarazione della presidente Marcella Mallen, sappiamo che Prioritalia “è una realtà molto attiva sul territorio di Maratea, essendo impegnata sul territorio dell’innovazione sociale e sullo sviluppo di sinergie che possano generare valore civico. Infatti offre il proprio supporto agli startupper attraverso programmi di mentoring con l’obiettivo di aiutare gli imprenditori a far crescere i propri progetti di impresa mettendo a disposizione le competenze ed esperienze manageriali”.

 

Successivamente, Fabrizio Sammarco, Amministratore Delegato ItaliaCamp, ha aggiunto che anche per la sua azienda “innovare significa creare soluzioni che vivano (non sopravvivano) nel medio e nel lungo periodo attraverso l’attivazione di connessioni e alleanze pubblico-private in grado di attrarre nuovi investimenti e fornire ai nostri partner soluzioni di vantaggio economico e, soprattutto, di elevato impatto sociale. È necessaria una nuova finanza di impatto al servizio dell’economia reale”. In quest’ottica, Sammarco ha riconosciuto che c’è un problema nella regolamentazione e nel controllo dell’effettivo impatto delle aziende sulla società e si è dichiarato preoccupato all’idea che “le nuove professioni del futuro, quelle che svolgeranno i miei figli, ad oggi ancora non esistono e non sono prevedibili”.

 

Come fare allora per formare i giovani in una direzione che ancora non è delineata? Questa è la domanda che molti si pongono, anche la Natali, che sostiene la necessità di creare nuovi posti di lavoro ad impatto ambientale positivo, piuttosto che continuare a difendere professioni nocive all’uomo, come quelle delle acciaierie.

 

L’esigenza di affrontare problematiche legate alle salute è anche alla base di Neuro Guard, la startup di Mary Franzese, che si propone di diffondere un rivoluzionario dispositivo medico, il collare refrigerante: si basa sulla gestione della temperatura extracorporea ed è utile nel trattamento tempestivo degli ictus.

 

Invece, l’interesse di Christian Zoli e di Millenniaminds, di cui è fondatore, è quello di rendere l’ambiente di lavoro adeguato alle necessità umane di raggiungere una zona di benessere, legata a sette parametri, che permette il miglior rendimento possibile.

 

La ricerca della felicità, insomma, non è più solo il titolo di un film, ma qualcosa che ha a che fare anche, e soprattutto, con il business. Anzi, ne sta diventando proprio il valore di base.

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