Sono solo tre le banche italiane che possono migliorare
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Unicredit, Intesa e… Credem. Per l’agenzia americana Moody’s non ci sono dubbi, sono solo tre, al momento, le banche italiane che meritano di essere analizzate in vista di un miglioramento del rating e, tra i due colossi, c’è spazio solo per l’istituto reggiano. La banca di casa Maramotti, guidata dal direttore generale Adolfo Bizzocchi, ha chiuso il 2014 con una crescita dell’utile netto consolidato del 31 per cento (a 151,8 milioni di euro). Forte di un margine di intermediazione a quota 1.068 milioni (+7,3 per cento), con una raccolta complessiva a 53,5 miliardi (+10,6 per cento) e con un rapporto delle sofferenze sugli impieghi invariate a quota 1,55 per cento, il Credem ha aumentato del 25 per cento il dividendo (a 0,15 euro).
«È motivo di grande orgoglio professionale, per tutto il nostro gruppo – dice Bizzocchi – evidenziare come, in un momento di mercato molto difficile, noi si continui ad assumere e a investire. Mentre tutti pensano a tagliare abbiamo deliberato nuovi investimenti informatici e abbiamo chiuso il 2014 con un aumento degli occupati. A fronte di una contrazione del 2 per cento degli impieghi del sistema, il Credem è cresciuto del 7,9 per cento. Non solo: siamo riusciti anche a migliorare la percentuale degli impieghi corporate nelle prime quattro classi di rating . Eravamo al 78 per cento, siamo saliti all’84 per cento».
L’equazione è solo apparentemente semplice: dare più denaro ai clienti più solventi. «C’è – continua Bizzocchi – un tema di fiducia e di chiarezza dei rapporti che si sta riproponendo. Ecco, mi aspetto che il cliente prenda coscienza e valuti positivamente una storia lineare e affidabile come la nostra. Siamo una azienda sana, che può permettersi il lusso di investire sul proprio core business , con una storia di crescita e di successo».
Dall’inizio della crisi in Italia (2009) i crediti alla clientela concessi dal Credem (al netto dei pronti conto termine con controparti centrali e dei crediti verso Spv del gruppo) sono aumentati da 17,5 miliardi a 21,5 miliardi del 31 dicembre scorso. «Siamo stati capaci – spiega Bizzocchi – di muoverci più rapidamente degli altri. Nel primo biennio della grande crisi non abbiamo creduto che tutto si esaurisse lì e abbiamo operato una profonda pulizia dei conti, con una rigorosa valutazione del rischio di credito. Parallelamente abbiamo asciugato gli organici, riducendoli e anticipando il sistema, in modo che ci siamo presentati al 2011 competitivi e in una posizione favorevole. Da allora abbiamo continuato la nostra strada, senza però mai subordinare la crescita alla qualità. Questo significa uno sviluppo anche aggressivo sulla clientela che giudichiamo positivamente, ma senza mai considerare prioritari i volumi e le quote di mercato».
Una banca con un utile crescente, una chiara struttura proprietaria (Credemholding controlla il 76,87 per cento della banca ed è a sua volta controllata per il 75,44 per cento da 213 azionisti legati da un patto di sindacato) e patrimonialmente solida è il candidato ideale per partecipare, da aggregante, all’imminente giro di risiko che dovrebbe contribuire a consolidare il sistema bancario. «Le nostre scelte terranno sicuramente conto di tutte le indicazioni delle autorità – chiarisce Bizzocchi – credo però che la vera ragione dei nostri risultati sia nel modello, organizzativo e di governance , ovvero come funziona il Credem. Pensare oggi a una crescita per linee esterne significa, nella migliore delle ipotesi, rallentare questo meccanismo che sta funzionando per un periodo, perlomeno, di tre anni. Ecco perché al Credem vediamo negativamente l’ipotesi di uno sviluppo per linee esterne: non vogliamo interrompere una configurazione astrale così favorevole, preferiamo essere flessibili e reattivi come abbiamo imparato a essere».
Le prime settimane dell’anno non sembrano infine presentare particolari novità. «La tendenza mi sembra consolidata – conclude Bizzocchi -, continuiamo a puntare sullo sviluppo della clientela per linee interne e sulla crescita di impieghi, raccolta e masse gestite. Rispetto a un anno fa i primi tre mesi dell’anno probabilmente risentiranno di alcune prese di beneficio. Lo spread sotto quota 100 ci ha indotto a qualche realizzo dei titoli in portafoglio», con un interessante aspetto che emerge dal bilancio: il margine dei servizi, al netto del trading , è superiore al margine finanziario.
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