Standard & Poor’s: i tassi di insolvenza negli Stati Uniti e in Europa raddoppieranno al 3% nel primo trimestre del 2023
Il calo dei redditi reali e l'aumento del costo della vita potrebbero frenare la domanda dei consumatori e rendere più difficile trasferire l'aumento dei costi dei fattori produttivi, erodendo i margini delle aziende italiane.
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Il calo dei redditi reali e l’aumento del costo della vita potrebbero frenare la domanda dei consumatori e rendere più difficile trasferire l’aumento dei costi dei fattori produttivi, erodendo i margini delle aziende italiane. Se a ciò si aggiunge l’inasprimento delle condizioni di finanziamento e operative, “è probabile che le imprese, soprattutto quelle più vulnerabili, comincino a risentire delle tensioni nel corso dell’anno“. Lo afferma un report di S&P Global Ratings sulle condizioni del credito globale nel terzo trimestre 2022, nel quale l’agenzia di rating stima che i tassi di insolvenza negli Stati Uniti e in Europa raddoppieranno al 3% nel primo trimestre del 2023, raggiungendo potenzialmente il 5%-6% in uno scenario negativo.

S&P evidenzia che la qualità del credito fondamentale continua a mostrare resilienza, se si considerano le azioni di rating, l’outlook (che indica potenziali movimenti di rating) e il livello di inadempienze, che rimane basso. Tuttavia, gli analisti prevedono che questa resilienza “sarà sempre più messa alla prova verso la fine di quest’anno e nel 2023“, dato il deterioramento delle prospettive macroeconomiche, l’inflazione ancora elevata e il repricing del rischio.

I rischi principali sono l’inflazione, la sicurezza energetica e l’incertezza geopolitica. Le persistenti pressioni sui prezzi dell’offerta nei mercati alimentari ed energetici potrebbero alimentare un’inflazione su larga scala, mentre le ripercussioni del conflitto tra Russia e Ucraina potrebbero minare il commercio globale e la crescita economica. Altri rischi rilevanti derivano dal fatto che i governi privilegiano la sicurezza energetica e l’accessibilità economica rispetto alla sostenibilità nel breve termine.

Secondo l’agenzia di rating, una volta che i consumatori inizieranno a sentire l’impatto del calo del reddito reale e della perdita di ricchezza, ci sarà inevitabilmente un indebolimento della domanda, colpendo nel tempo i risultati operativi delle imprese e il flusso di cassa, poiché è probabile che le imprese trovino più difficile trasferire l’aumento dei costi di input ai consumatori rispetto al 2021.

Sebbene il deterioramento della qualità del credito sarebbe probabilmente graduale e differenziato per settore, salvo una recessione, S&P vede diversi potenziali valori anomali. “In Europa, tra le società non finanziarie di livello speculativo tipicamente sensibili alle flessioni, hotel, giochi, tempo libero, carta e imballaggi e vendita al dettaglio sembrano più suscettibili a un aumento della leva finanziaria oltre il livello del 2019, anche in una lieve recessione”, si legge nel report.

Tuttavia, i settori del petrolio e del gas, dei metalli e delle miniere e, in misura minore, i settori aerospaziale e della difesa sono “chiari beneficiari dell’impennata dei prezzi delle materie prime in un contesto di crescenti problemi di sicurezza”.

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