Sul futuro di Bipiemme la regia di Bankitalia

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I sindacati nazionali concedono una prima apertura politica alla trasformazione di Bipiemme in «popolare bilanciata». Il presidente del cdg Andrea Bonomi ha avviato le consultazioni tra martedì sera e ieri pomeriggio, confrontandosi singolarmente con i leader di Fabi (Lando Sileoni), Fiba (Giulio Romani), Uilca (Massimo Masi) e Agostino Megale (Fisac).

Il clima è stato definito «costruttivo», ma i colloqui sono ancora in fase preliminare e tutto dipende dai numeri: il nodo sono gli equilibri del Cds, dove il peso dei soci di capitale dovrebbe portarsi sopra al 50%, annullando l’egemonia di fatto ora esercitata dai dipendenti-soci. La sorveglianza potrebbe dimagrire a 15 posti, mentre il consiglio di gestione si allargherebbe da 5 a 7 posti.
In realtà, sebbene la «popolare bilanciata» sia la soluzione su cui si sta lavorando oggi, va detto che questa è solo una parte del cantiere a «geometria variabile» aperto in Piazza Meda. Il fulcro sarà la definitiva indicazione che manderà Bankitalia. Nel cassetto di Bonomi c’è infatti ancora l’originario progetto di trasformazione della banca in «spa ibrida». Che potrebbe essere ripresentato, opportunamente corretto, laddove la Vigilanza imponesse la soluzione finale, già invocata dal governatore Ignazio Visco con i ripetuti inviti affinché tutte le grandi cooperative quotate diventino spa. Sarebbe un atto di guerra totale con la base, che Bonomi potrebbe vincere solo se anche Palazzo Koch fosse pronto a tutto contro la vecchia guardia di Bpm che, attraverso le deleghe dei soci-pensionati, continua a guidare le assemblee. Il vertice attende quindi la convocazione a Palazzo Koch, cui farà da viatico il documento di «difesa» rispetto all’ultima ispezione che Piazza Meda deve inviare alla Vigilanza entro lunedì (oggi si riunisce il cds). Nei faccia a faccia con i sindacati nazionali, Bonomi ha comunque messo in chiaro un’altra cosa: l’ad Piero Montani rimarrà al suo posto, anche in un’ottica di difesa dei «tecnici», che hanno sanato il bilancio di Bpm dai problemi del passato.
A chiedere la testa del banchiere sono alcune formazioni interne alla base, «ferite» dalla determinazione con cui Montani ha tagliato gli equilibri e le consuetudini della vecchia Bpm. I consigli scadono nella primavera del prossimo anno: il fronte dei fuoriusciti dall’ormai ex Associazione Amici aveva accarezzato l’idea di affidare l’istituto all’ex direttore generale di Intesa Sanpaolo, Giuseppe Castagna (che potrebbe però prendere le redini di Carige), mentre i soci pensionati vorrebbero Carlo Salvatori.

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