Le Bcc procederanno all’autoriforma in tempi rapidissimi
Nessuno tocca le Bcc (ci ha già pensato Visco)

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Entro la fine di maggio il progetto dovrebbe finalmente vedere la luce: con qualche settimana di ritardo sui tempi ipotizzati all’inizio (il dibattito tra le 379 Bcc sparse per l’Italia si è rivelato più vivace del previsto), ma con una proposta finale di mediazione che dovrebbe salvaguardare pienamente gli obiettivi della riforma, voluta dalla Vigilanza ma nei fatti sposata dalla stessa federazione.
Tra i punti ormai definiti, infatti, ci sarebbe anzitutto l’apertura del sistema a capitali esterni o addirittura esteri (rigorosamente «non impazienti», come hanno ribadito i vertici Federcasse in audizione al Senato), destinati a ricapitalizzare la capogruppo; poi, la possibilità di introdurre garanzie incrociate tra le diverse Bcc, in modo che – in caso di emergenza – quelle più patrimonializzate possano andare in soccorso di chi si trova in difficoltà. Last but not least, la governance: il sistema è per molti aspetti barocco, così la riforma sarà l’occasione per eliminare ridonanze e asciugare gli organi dei vari livelli. Il nodo che resta da sciogliere è quello della capogruppo: sarà una sola, cioè Iccrea, oppure prevarranno le spinte centrifughe (in particolare da Trento e Bolzano, ma non solo)? Il confronto è aperto, ma al momento sembrerebbe alla portata una soluzione con capogruppo unica che a sua volta potrebbe contare su diramazioni locali, dotate di spazi di autonomia ma non sganciate dal sistema. Si ragiona, si discute e si tengono ovviamente i contatti con la Vigilanza, tuttavia la soluzione sembra ormai dietro l’angolo: troppo rischioso, ormai, tornare indietro. Rischiando magari un colpo di mano, così come era nelle intenzioni del Governo a metà gennaio quando si era messo manno alla prima bozza di riforma delle popolari.
Prossima occasione di confronto sarà domani, quando si riunirà il Comitato esecutivo di Federcasse; tra i punti all’ordine del giorno non compare la riforma, tuttavia è probabile che si faccia il punto, nella speranza di poter tirare le somme in una riunione successiva, che difficilmente potrà tenersi la settimana prossima. Intanto l’audizione della settimana scorsa a Palazzo Madama ha confermato che la politica, dopo aver smarcato la riforma delle popolari, segue (e appoggia) quella dal basso delle Bcc, un giudizio che di fatto equivale al riconoscimento del ruolo di un sistema del credito alternativo perché territoriale e mutualistico.

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