Licenziamento illegittimo: come funziona il risarcimento del danno
Risarcimento

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Nell’epoca della crisi economica il licenziamento è diventato l’incubo di milioni di lavoratori.Ma che fare se si pensa di aver subito un licenziamento ingiusto? L’obiettivo numero uno del dipendente sarebbe senza dubbio quello di essere reintegrato, cosa che ormai sembra quasi scomparsa.

La lgge prevede però la possibilità per il lavoratore di essere risarcito , proprio come avverrebbe per un danno: vediamo come fare per tutelarsi, a seconda che siate stati assunti prima o dopo il mese di marzo 2015. Perché proprio questa data? Essa coincide con la riforma del lavoro Jobs Act voluta dall’ormai ex premier Matteo Renzi.

Il decreto legislativo n. 23 del 2015 ha infatti disciplinato i contratti a tempo indeterminato, intervenendo anche sulla materia del risarcimento per licenziamento illegittimo. Ma quali sono i casi di illegittimità?

Il licenziamento discriminatorio

Partiamo da una situazione tanto semplice quanto assurda: il licenziamento discriminatorio. Ai sensi della Costituzione italiana è chiaramente vietato interrompere il rapporto di lavoro per motivi legati alle convinzioni personali, politiche o sociali del dipendente. Molto spesso accade però che tutto ciò sia nascosto , coperto da ragioni di tipo economico.

Qualora siate certi di essere stati licenziamento a causa di una qualsiasi tipologia di discriminazione potrete rivolgervi al giudice, che dopo aver verificato l’ingiustizia del provvedimento stabilirà la cosiddetta “indennità di risarcimento”. Nel caso citato di licenziamento discriminatorio, essa coinciderà una cifra pari alle retribuzioni perse a causa del licenziamento, in numero pari o superiori alle cinque mensilità. Almeno prima del Jobs Act.

Con la nuova riforma, l’indennità viene quantificata in altro modo, solo apparentemente complesso: si moltiplica l’importo di due stipendi per gli anni in cui si è lavorato presso la stessa azienda, per un minimo di quattro mensilità fino ad un massimo di quattro. Facciamo un esempio pratico. Lavorate da cinque anni per la stessa società percependo un stipendio di 1000 euro al mese? Sarà sufficiente sommare l’importo di due stipendi, in questo caso 2000 euro, e moltiplicarlo per il numero di anni di servizio. Il risarcimento sarà dunque quantificato a 10.000 euro.

I vizi del licenziamento e i danni ulteriori

Qualora ci trovassimo davanti a vizi di procedura o di forma durante l’iter di interruzione del rapporto lavorativo, al dipendente spetterà un’indennità pari al suo stipendio mensile moltiplicata per ogni anno di lavoro.

Bisogna inoltre ricordare che il lavoratore può avere diritto ad un risarcimento del danno ulteriore, qualora il licenziamento, oltre a creare una situazione economica di incertezza pregiudichi altri aspetti presenti e futuri della vita del soggetto in questione. Per ogni altro dubbio è possibile consultare il testo del d.l 23/15 all’indirizzo http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/3/6/15G00037/sg

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