Ieri la terza sezione del Tar del Lazio ha deciso infatti di rimandare al 10 febbraio la discussione «nel merito» dei tre diversi ricorsi presentati dai ricorrenti, e quindi di non sospendere in via cautelare i regolamenti di Bankitalia.
Nel dettaglio ieri il Tar si è espresso su tre specifiche richieste di sospensiva relative ai provvedimenti di Palazzo Koch: due di queste – quelle presentate da Adusbef e Federconsumatori e da un gruppo di piccoli azionisti di banche popolari capitanati dall’economista Marco Vitale – sono slittate direttamente a febbraio, su richiesta degli avvocati, senza che la richiesta di sospensiva venisse esaminata.
Per tutta la giornata è rimasto in piedi solo un terzo ricorso, ovvero la richiesta di sospensiva cautelare relativa all’indicazione di Bankitalia che vieta la costruzione di una holding, controllata dai soci in forma cooperativa, che detenga la maggioranza di una banca Spa.
Continua pagina 39 Luca DaviContinua da pagina 39 Un ricorso presentato da un altro gruppo di piccoli azionisti di banche popolari, guidato da Piero Lonardi (che oltre a essere socio Ubi è anche consigliere di Sorveglianza di Bpm). Ma anche in questo caso, come detto, nel tardo pomeriggio il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva e si è deciso di andare direttamente al merito a febbraio.
Va detto che la sospensione in sede cautelare richiede un danno «grave e irreparabile», che in questo caso non è stato ravvisato dal Tar. E d’altra parte, secondo la difesa di Banca d’Italia, i ricorrenti hanno impugnato un atto che è seplicemente un «chiarimento interpretativo». Banca d’Italia ha aggiunto che valuterà le suddette operazioni avendo riguardo al rispetto non solo formale ma anche sostanziale della legge di riforma, evitando nel contemlpo «elusioni della sua finalità».
L’esame approfondito dei ricorsi slitta dunque al 10 febbraio dell’anno prossimo, quando nel corso di un’udienza pubblica si affronteranno i ricorrenti, i legali di Bankitalia e dell’avvocatura di Stato. Difficile tuttavia che si approdi subito a una sentenza, che potrebbe metterci ragionevolmente qualche mese per arrivare. Possibile che l’obiettivo per i ricorrenti sia quello di arrivare a discutere della ipotetica incostituzionalità dei regolamenti davanti alla Corte Costituzionale insieme alla Regione Lombardia, altra “avversaria” della riforma Renzi-Padoan.
La scelta dei ricorrenti di chiedere direttamente il giudizio nel merito è stata accolta con favore dal presidente di Assopolari, Corrado Sforza Fogliani. «Come Assopopolari siamo estranei alla vicenda e la guardiamo, seppur con interesse, al di fuori – spiega Sforza Fogliani – Come avvocato tuttavia sono d’accordo con la linea seguita dai ricorrenti. Ora, nel giro di alcuni mesi, aspettiamo la decisione del Tar e se lo stesso riterrà di sollevare conflitto di costituzionalità di fronte alla Consulta».
Certo è che la decisione di ieri del Tar del Lazio di fatto rende più agevole il percorso di trasformazione delle banche popolari verso la Spa. Anche perché toglie di mezzo un elemento di incertezza di non poco conto come la possibile sospensiva cautelare dei dispositivi di Banca d’Italia.
La prima banca a beneficiare di questo rinvio è Ubi, che ha fissato per sabato la convocazione dell’assemblea straordinaria che sancirà l’abbandondo del voto capitario, come imposto dal decreto Renzi-Padoan alle maggiori dieci banche popolari italiane.
Alla luce del mancato accoglimento delle richieste di sospensiva, l’appuntamento assembleare di Ubi pare di fatto “blindato”. La decisione ufficiale arriverà oggi, al termine delle riunione dei due board (CdS e Cdg) convocati ad hoc proprio per procedere all’analisi approfondita delle decisioni del Tar.
Possibile che sul tavolo dei consiglieri finisca in particolare l’ordinanza relativa al ricorso che vede come primo firmatario Piero Lonardi, che, pur non ravvisando l’«estrema gravità e urgenza» in un passaggio fa indirettamente riferimento proprio alla «imminente» convocazione dell’assise dei soci Ubi, definendola «non ineluttabile», visti i 18 mesi di tempo concessi dal decreto Renzi-Padoan. Ma al di là di questo passaggio, difficile tuttavia che il percorso della banca verso la Spa possa subire qualche intoppo. Peraltro, va sottolineato che una volta trasformata in Spa (articolo 2500 bis del codice civile), «l’invalidità dell’atto di trasformazione non può essere pronunciata», pur «restando salvo il diritto al risarcimento del danno eventualmente spettante ai partecipanti all’ente trasformato».
Di fatto, quindi, anche a fronte di future e ipotetiche decisioni del Tar sul merito dei ricorsi, i rischi relativi a un potenziale passaggio alla Spa per Ubi appaiono calcolati.
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