Abuso di consulenze e di strane operazioni immobiliari per Banca Etruria
Banca Etruria valuta nuovi tagli

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Nella terza ispezione della Banca d’Italia nei confronti di Banca Etruria, conclusasi con il commissariamento del febbraio 2015, si torna a parlare di abuso di consulenze e di strane operazioni immobiliari – non solo quella già nota di Palazzo della Fonte, ma anche di una compravendita immotivata con la controllata Banca Del Vecchio, che vende due immobili dopo averli acquisiti pochi anni prima. Dunque nell’ispezione datata 27 febbraio 2015, oltre alla «gestione del credito deteriorato», all’«impianto amministrativo-contabile» e all’«antiriciclaggio», per Palazzo Koch sono da evidenziare anche partite di giro opache.
Per quanto riguarda il capitolo dedicato al «governo societario», si evidenzia che «il cda ha mostrato insufficiente consapevolezza della delicata situazione in cui versava la banca, continuando a operare con indirizzi strategici e interventi gestionali non in linea con la realtà aziendale». Si elencano i motivi: il già noto premio aziendale da 2,1 milioni ai dipendenti, il riacquisto da parte della capogruppo dell’immobile in cui ha sede la controllata banca privata Federico Del Vecchio, per 29 milioni; il proliferare di consulenze e di incarichi a ex amministratori, «in molti casi non in linea con la normativa interna sul passivo di spesa»; «la mancata messa a reddito di tutte le porzioni di Palazzo della Fonte. L’immobile è stato invece concesso in comodato d’uso gratuito trentennale alla Fondazione Ivan Bruschi, prevedendo anche l’accollo di tutte le spese ordinarie e straordinarie».

Nel 2013, evidenzia l’ispezione di Bankitalia, Banca Etruria acquista gli immobili delle agenzie 1 e 2 della Banca privata Federico Del Vecchio, «a cui detti cespiti sono stati concessi in leasing immobiliare. Detti immobili erano stati ceduti nel 2010 con una complessa operazione dalla controllata Bap a un veicolo, Leonidil Srl, di proprietà della società Finleonardo». Per gli ispettori l’operazione non è giustificata: vengono definite «scarne» le motivazioni a supporto dell’opportunità del riacquisto e non sono state «adeguatamente approfondite le ricadute prospettiche dell’operazione, in particolare sulla liquidità».

Lo avrebbe evidenziato anche un audit interno del 28 gennaio 2015, ricorda Bankitalia nel verbale. In Banca Etruria ci sarebbero «comportamenti anomali riguardanti delibere assunte; numerosi pagamenti a fronte di prestazioni non preventivamente contrattualizzate; incarichi conferiti a diversi professionisti sulle stesse materie; l’appostazione contabile di spese a voci non proprie».
Vengono dunque evidenziati due incarichi in particolare: «La consulenza strategica affidata a Bain per 1,1 milioni nel solo 2014 e quella per il supporto alle attività commerciali e culturali, prestato dalla società Mosaico per 235 milioni. A questo si aggiungono compensi a dipendenti in pensione a fronte «di collaborazioni prestate in assenza di sistemi di misurazione delle performance».

Nella stessa ispezione di Bankitalia si parla di «marcata anomalia già evidenziata negli accertamenti ispettivi conclusisi il 6 giugno 2013», ovvero mentre era in corso la seconda ispezione. Le emissioni delle obbligazioni subordinate, oggi sotto la lente della procura per il presunto reato di truffa, furono comunicate a Palazzo Koch ad aprile ed emesse a maggio e ad ottobre, per 110 milioni totali. Bankitalia non vigila sui prodotti ma sulla solidità dell’emittente. Solidità che tuttavia stava mettendo in discussione. All’epoca però ritenne evidentemente che non fosse ancora il caso di intervenire per commissariare l’istituto e bloccare la vendita dei bond.

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