Allianz «Siamo in corsa per Unipol e Carige»

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George Sartorel è alla guida delle attività di Allianz in Italia da tre anni. Un percorso che culminerà la prossima settimana con la scomparsa dei tre brand storici del gruppo sul territorio italiano: Ras, Lloyd Adriatico e Subalpina saranno completamente fusi in Allianz. Una tappa di un percorso che ha, come prossimo step, la completa digitalizzazione delle agenzie e un interesse per quanto Unipol e Carige hanno recentemente posto in vendita.

Sartorel, l’Italia è il primo mercato dopo la Germania per il vostro gruppo. Anche in tempo di crisi?
«Io sono molto ottimista sia nei confronti del sistema Italia, che nei riguardi del nostro business in questo Paese. Considero l’Italia una terra ricca di opportunità, una land of opportunity per il gruppo. In Italia, nel 2012, Allianz ha realizzato la best performance del gruppo a livello mondiale e questo è un Paese storicamente sottoassicurato. Sono convinto ci siano i margini per crescere ulteriormente e abbiamo preparato la compagnia per essere pronti ad approfittare di questo momento».
Come?
«Stiamo trasformando le nostre 2.200 agenzie in agenzie digitali. Dal 12 giugno tutte le agenzie Allianz in Italia lavoreranno su iPad, uno strumento che permetterà all’agente di avere sempre con se il controllo dei collaboratori, dei clienti e il rapporto con la compagnia».
Un passo che stanno per compiere in molti…
«Noi siamo i primi e dalla prossima settimana saremo operativi. Altri ci seguiranno, probabile, ma abbiamo un concreto vantaggio temporale sui nostri competitor. È un processo iniziato due anni fa, che è costato investimenti per oltre 50 milioni di euro. Un progetto italiano, seguito con grande interesse anche dalla capogruppo».
Un po’ poco, non le pare?
«L’agenzia digitale non è una mera informatizzazione della rete agenziale esistente. È un cambiamento profondo, culturale, del modo di intendere il nostro lavoro. E poi c’è la grande riorganizzazione del gruppo. Non più tre anime che interagiscono. Dalla prossima settimana Ras, Lloyd Adriatico e Subalpina saranno tutte e unicamente Allianz. Un grande cambiamento per tutti noi, che ci porterà verso un futuro ricco di opportunità, come i nuovi prodotti Danni con rateizzazione mensile».
Gli agenti soffrono la concorrenza del web.
«Non più. Hanno capito che dal web possono arrivare nuovi clienti. Ed è quello che da noi sta già accadendo. Non si vive di sole polizze auto e per tutto il resto il ruolo consulenziale dell’agente è ancora indispensabile».
Unipol deve vendere premi per 1,7 miliardi di euro. Il gruppo Carige vende le due compagnie per concentrarsi sulla banca: Vita e Danni, per circa un altro miliardo di premi sul mercato. Siete interessati a queste possibili acquisizioni?
«Prima di tutto voglio dire che Allianz vuole crescere in Italia, dove realizziamo profitti operativi per oltre un miliardo di euro. Una cifra di poco inferiore a quanto realizziamo in Germania, con premi tre volte superiori. Vogliamo crescere ottimizzando l’organizzazione, conquistando nuovi clienti e anche guardando a possibili operazioni di merge and acquisition. Il mercato italiano deve ulteriormente consolidarsi e lo farà non solo con le operazioni da lei citate. Noi guardiamo tutto, ci sentiamo pienamente inseriti nel panorama italiano, ma siamo anche molto rigorosi per quanto riguarda la qualità del portafoglio e del business».
Quindi Allianz è pronta a investire in Italia. A cosa è dovuta questa visione ottimistica nei confronti di un Paese che la Germania spesso considera con circospezione?
«Io sono molto ottimista sull’Italia e lo è tutto il gruppo Allianz. Consideri peraltro che abbiamo appena chiuso la trimestrale migliore di sempre per noi a livello mondiale. Ma a parte gli aspetti contingenti, Allianz non solo è pronta a investire in Italia, ma lo sta già facendo. Il progetto di informatizzazione delle agenzie è italiano, non di gruppo. E nel nostro portafoglio ci sono circa 29,3 miliardi di euro investiti in titoli di Stato italiani. Siamo il primo investitore assicurativo estero in titoli italiani».
In precedenza ha accennato al fatto che il consumatore in Italia tende ad assicurarsi meno che in altri Paesi. Secondo lei perché le compagnie non riescono a far emergere il valore sociale del loro lavoro?
«Penso a due cose sopra le altre. A un’idea vecchia e molto diffusa per cui, davanti a un incidente grave o a una calamità, ci pensa lo Stato. Un’idea non più sostenibile oggi. E poi alla ricchezza delle famiglie italiane, davvero considerevole e diffusa. Per cui c’è una sorta di autoassicurazione. Non investo in una polizza perché ho da parte quanto mi serve in caso di sinistro. Con il risultato che talvolta un sinistro va a incidere sul patrimonio…».
Il mercato italiano delle polizze non cresce.
«È chiaro che anche noi risentiamo della crisi diffusa nel Paese. Alle famiglie manca serenità, le entrate in molti casi sono in calo, ma il patrimonio rimane molto elevato. Nel comparto “Motor”, che non è tra i più dinamici, il mercato ha registrato un calo del 6 per cento nel primo trimestre del 2013, ma Allianz nello stesso periodo è cresciuta del 6 per cento e la quota di mercato è aumentata dell’1,5 per cento. Proprio non male…».
Il mercato italiano dell’assicurazione è dominato da Generali. Come valuta la compagnia di Trieste, vostro primo competitor in Italia, e il primo anno di gestione da parte del nuovo ceo Mario Greco?
«Generali è una quality company, un gruppo assicurativo di qualità e Mario Greco è un manager di qualità che conosce profondamente il business delle assicurazioni».

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